Sconto di pena, in Appello, per Francesca Picilli, giovanissima di Sant’Agata Militello che nel marzo 2012 uccise il fidanzato, Benedetto Vinci, di appena 26 anni, con una coltellata al torace. Ridotta a 14 anni la pena inflitta in prima grado, nel giugno 2015, dai giudici della Corte d’Assise, che l’avevano condannata a 18 anni.
Benedetto Vinci fu accoltellato nella notte fra il 4 ed il 5 marzo 2012, nella sua abitazione di Sant’Agata Militello. Motivi banali, fu detto, alla base del ferimento. Un ferimento che inizialmente non parve neanche tanto grave. Francesca Picilli venne arrestata per tentato omicidio, ma lo stesso fidanzato ne attenuò la colpa sostenendo che la ragazza non aveva avuto l’intenzione di ucciderlo. Vinci, ricoverato all’ospedale Cervello di Palermo, ne fu dimesso dopo una settimana. Ma il giovane morì nella notte del 14 marzo, dopo avere chattato con gli amici su Facebook, si addormentò per non svegliarsi più. L’autopsia stabilì che a ucciderlo fu la coltellata al torace che aveva provocato un aneurisma dell’arteria con conseguente rottura della stessa.
Per Picilli l’accusa fu modificata in omicidio volontario, successivamente riqualificata in omicidio preterintenzionale. A favore dell’imputata, l’esclusione, già da parte dei giudici del primo grado, delle aggravanti dei futili motivi e della minorata difesa.
I giudici del processo d’Appello, oltre a ridurre la pena, oggi hanno trasmesso gli atti alla procura di Patti in relazione ad eventuali responsabilità dei medici dell’ospedale Cervello: inizialmente, infatti, l’indagine aveva riguardato anche i medici che ebbero in cura il giovane. Per loro l’inchiesta si concluse con un’archiviazione. Proprio su questo punto sia la parte civile sia la difesa della ragazza avevano a lungo insistito.
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