Una chiesa di Messina città, parroco e fedeli riuniti in preghiera. Non c’è Messa, c’è il gruppo che fa parte della Comunità che ogni pomeriggio si raccoglie lì, nella casa di Dio.
Ma la casa di Dio, si sa, è aperta a tutti, anche a chi non vuole pregare.
E infatti non è a mani giunte che si presenta il giovane, sui 30 anni circa, che irrompe tra i parrocchiani. La mano è tesa ma il tono è minaccioso: vuole la “carità”. E guai a chi non gliela da’.
Accade da qualche mese, spesso. La prima volta è stata d’urto. Il giovane si presenta in chiesa mentre fedeli e parroco sono in adorazione. Al “padrone di casa”, seduto, dice, imperioso: ” Suggiti e dammi i picciuli”. Un parrocchiano insorge in difesa del prelato. L’uomo della “carità” gli molla due schiaffi in piena faccia e se ne va a mani vuote, tra l’indignazione dei presenti. Torna qualche giorno dopo, tende la mano minacciosa alla comunità in preghiera, un fedele gli porge 50 centesimi. ” Troppo poco – dice l’altro – voglio un euro”. Il primo, indispettito dalla pretesa, non aumenta l’offerta, e fa male. Male come i due cazzotti che gli arrivano immediati in faccia. Stessa scena, gli altri difendono la vittima, il parroco tenta di placare l’ira del giovane, gli da’ 5 euro, gli dice che “certe cose non vanno bene- specie nella casa di Dio- lo invita ad allontanarsi rabbonendolo con una pacca sulla spalla.
“Livassi i mani ‘ncoddu”- gli urla l’altro e gli assesta due manate sul collo. Il prete si accascia, arrivano i fedeli e l’aggressore fugge. Tornerà, ci torna con cadenza quotidiana, anche 2/3 volte al giorno. Chiede la “carità”, chi non paga viene pestato. Bene che vada, solo minacciato. Si porta via dai 5 ai 10 euro a “visita”. Poco, ma di questi tempi.
Il parroco, uomo di fede, non vuole denunciare quella che, a pieno titolo, è un’estorsione. I parrocchiani pregano: che denunci “l’uomo della carità”.
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