Su decreto di sequestro emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina, sostituto procuratore della DDA, Vito Di Giorgio, la polizia ha apposto i sigilli ai beni riconducibili ad Antonino Magnisi, 85 anni.
Tutto il patrimonio, stimato per un valore di dodici milioni di euro, era già stato sequestrato preventivamente a seguito dell’operazione della Squadra Mobile di Messina, denominata “Grano Maturo”, che nel dicembre 2005 portò, in esecuzione di ordinanza di misure cautelari, all’arresto, oltre che di Magnisi, di altre 22 persone, tutte ritenute responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, dei reati di usura, estorsione, riciclaggio, rapina e furto.
L’operazione “Grano Maturo” che, per il numero di persone coinvolte e per l’entità dei beni sequestrati, è da inquadrare in una delle più grandi azioni di contrasto in ambito regionale, ha consentito di fare luce su un vasto giro di usura praticato da operatori commerciali, imprenditori, possidenti, liberi professionisti, pregiudicati contigui alla locale criminalità organizzata, a tassi usurai variabili dal 120% al 360%.
L’indagine, nata dalle dichiarazioni di vari soggetti coinvolti nelle vicende in qualità di persone offese, si è sviluppata attraverso la capillare acquisizione di documenti, intercettazioni ambientali e telefoniche ed accertamenti contabili che hanno pemesso di svelare un vasto giro di prestiti usurari. Si è avuto modo di accertare una notevole e continua circolazione di titoli bancari che imponevano la corresponsione di denaro liquido con “aggiunte” dagli interessi usurari, corrisposti anche a scadenza mensile.
Nel corso dell’attività condotta dai poliziotti si sono registrati vari modus operandi, uno dei quali era quello di corresponsione, da parte dell’usuraio, di denaro contante a fronte della dazione da parte dell’usurato, dal cui importo veniva già in origine decurtato quello che l’usuraio tratteneva a titolo di interesse. I titoli, risultando privi di copertura attuale, erano oggetto di continue rinegoziazioni tra beneficiari e traenti al fine di ottenerne il richiamo, il rinnovo o lo spostamento della data di incasso: ogni “spostamento” comportava un costo che costituiva l’interesse usuraio.
Dal procedimento penale instaurato, nel febbraio 2014, il Tribunale di Messina ha condannato Magnisi alla pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione ed alla multa di undicimila euro per il reato di usura.
Questi i beni sequestrati:
undici società operanti nel settore dei lubrificanti e nel settore immobiliare;
undici immobili adibiti a magazzino e/o deposito;
un immobile laboratorio deposito;
due immobili – botteghe;
duei mmobili – autorimesse;
tre abitazioni rurali;
trentanove abitazioni;
un lastrico solare;
quasttro fabbricati;
diciannove appezzamenti di terreno ricadenti nel Villaggio Gesso;
otto appezzamenti di terreno ricadenti in Milazzo;
vari rapporti bancari.
(nella foto uno degli immobili sequestrati)
(121)