La Direzione Investigativa Antimafia di Messina ha eseguito un provvedimento di sequestro beni e quote societarie – per un valore di circa 3,5 milioni di euro – emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione di Pubblica Sicurezza del Tribunale di Messina, a carico dell’imprenditore Vincenzo Farinella, 51enne di Capizzi, considerato appartenente alla cosca mafiosa riconducibile al cosiddetto “Gruppo di Mistretta”, operante nella zona tirrenica-nebroidea della provincia messinese.
La misura di prevenzione patrimoniale è stata proposta dalla Dia, sulla scorta di indagini coordinate dalla Procura di Messina. Indagini finanziarie sul conto del FARINELLA e dei suoi familiari, hanno consentito di metterne in luce il profilo criminale e l’esistenza di un’evidente sproporzione tra i beni posseduti ed i redditi dichiarati dall’imprenditore di Capizzi.
Vincenzo Farinella era stato arrestato il 22 marzo 2007, nell’ambito dell’operazione “Montagna”, condotta dalla Sezione R.O.S. dei Carabinieri, per associazione per delinquere di tipo mafioso. In seguito, è stato imputato nelllo stesso procedimento penale perchè ritenuto affiliato ad un’associazione a delinquere di stampo mafioso riconducibile a “Cosa Nostra”, operante nella fascia tirrenica della provincia di Messina, finalizzata a una serie di reati contro il patrimonio, nonché all’acquisizione in modo diretto e indiretto alla gestione ed al controllo di attività imprenditoriali o commerciali. Accuse per le quali Farinella fu condannato dal Tribunale di Patti alla pena di 4 anni e 9 mesi di reclusione: gli fu applicata la misura della libertà vigilata.
Ma a detta degli inquirenti, l’imprenditore, già dal 2002, sarebbe stato abituale frequentatore di soggetti ritenuti affiliati al crimine organizzato.
In particolare- sostiene l’accusa- farinella sarebbe stato molto vicino a Camillo Bartolomeo Testa, (anch’egli condannato a 12 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso e a 7 anni per estorsione, ritenuto personaggio di calibro del sodalizio criminale della cosca “Rampulla” attiva nella zona tirrenica – nebroidea).
SEmpre secondo gli inquirenti, Farinella, grazie agli appoggi mafiosi di cui godeva, attraverso la GIAVIN S.r.l., società riconducbile a lui, si sarebbe inserito nel settore degli appalti pubblici, acquisendo illecitamente le relative commesse.
Il patrimonio che gli è stato sequestrato è costituito da aziende e dalle quote delle seguenti imprese:
50% della società CA.SA. RIONE S.n.c. di FARINELLA Vincenzo & C., con sede legale a Capizzi, avente per oggetto la “produzione e commercializzazione di prodotti agricoli”;
100% della società GIAVIN S.r.l., con sede legale a Capizzi, avente per oggetto “l’attività d’impresa nel campo dell’edilizia”;
Impresa individuale FARINELLA Cataldo, con sede a Capizzi, avente per oggetto la “costruzione di edifici residenziali e non residenziali, costruzione di strade, autostrade, etcc…”,
nonché da 12 automezzi, 7 beni immobili e varie disponibilità bancarie e postali.
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