Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”, Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”, e “Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico”. Questi i reati che hanno portato agli arresti domiciliari Nicola Tornese, 55 anni, e Salvatore Scavello, 57 anni, entrambi messinesi, cui i Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria hanno notificato la misura cautelare richiesta dal sostituto procuratore Fabrizio Monaco, emessa dal Gip Antonino Genovese.
Secondo l’accusa, i due, entrambi disoccupati, si vantavano in giro di riuscire a cancellare i protesti. Avvicinavano persone che avevano maturato un debito nei confronti di qualcuno, a queste proponevano i loro servizi di “riabilitazione”, attraverso la falsa dichiarazione di complici che sostenevano di essere loro i creditori dei soggetti che si erano rivolti ai due, e di avere avuto saldato il debito. In pratica- sostiene l’accusa -Tornese e Scavello attestavano falsamente al Presidente del Tribunale e al Presidente della Camera di Commercio che i debitori, possedevano i requisiti per ottenere la riabilitazione (avvenuto adempimento di tutte le obbligazioni per le quali erano stati elevati i protesti) facendo così venire meno i limiti posti ai protestati.
L’indagine ha avuto origine da una querela sporta da una commerciante, che aveva segnalato l’anomala riabilitazione di un suo debitore, nonostante questi non le avesse ancora corrisposto un importo di oltre 3.260 euro portato da un titolo andato in protesto.
Indagini dei Carabinieri hanno consentito di accertare che per ottenere la riabilitazione era stata presentata la dichiarazione di una terza persona, la quale aveva attestato di essere lei la creditrice dell’importo sopra indicato e che il debito era stato regolarmente saldato.
Più approfondite indagini, condotte con la collaborazione dei funzionari di cancelleria del Tribunale di Messina, consentivano di appurare che gli arrestati erano assidui frequentatori di quell’ufficio, dove accompagnavano i soggetti che presentavano istanza di riabilitazione e che pertanto la falsa produzione documentale, al fine di fare ottenere la riabilitazione, era una procedura ricorrente.
Sei i casi accertati in due anni di attività, tutti andati a buon fine. Ogni pratica aveva un costo variabile dai 200 agli 800 euro.
Con Tornese e Scavello sono indagate altre due persone, le stesse che hanno dichiarato falsamente di avere ottenuto il saldo del debito. Particolare curioso, sono due degli ex debitori in passato “riabilitati”. In pratica, a detta dell’accusa, Tornese e Scavello avevano avviato una sorta di catena: da ex debitori, i loro “assistiti”, divenivano falsi creditori.
Nelle foto: Nicola Tornese e Salvatore Scavello
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