Oro Grigio. Condanne confermate in Appello per Fortino, Bonanno e Ponzio

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Il processo in Appello non riduce le pene inflitte in primo grado all’ex presidente del Consiglio Comunale di Messina, Umberto Bonanno, all’avvocato Pucci Fortino e all’ex funzionario del Comune, Antonino Ponzio: 4 anni e 6 mesi per tutti e tre. Condanna attenuata, invece, dai 2 anni e mezzo del primo grado a 1 anno e 10 mesi ( con sospensione della pena), per il il costruttore barcellonese Giovanni Arlotta, e i soci Giovanni Magazzù ed Antonino Smidile.
Per un quarto socio, invece, sul quale pendeva la stessa condanna a 2 anni e mezzo di reclusione, Santi Magazzù, piena assoluzione “per non aver commesso il fatto”.

Tutti erano finiti nel calderone di quella grande inchiesta che fu l’operazione chiamata Oro grigio, l’operazione di polizia che, nel 2007, fece scalpore in città, con i suoi nove arresti eccellenti. Portava alla luce tangenti, intrecci clientelari sulla gestione del piano regolatore di Messina. In carcere, tra gli altri, finirono l’ex presidente del Consiglio comunale, Umberto Bonanno, il noto avvocato Pucci Fortino, ed ancora funzionari dell’Università, costruttori e funzionari regionali.

La magistratura aveva puntato i riflettori sugli interessi legati all’attuazione del piano regolatore generale di Messina, sulle procedure amministrative ed il rilascio delle concessioni edilizie, sui piani-quadro e le lottizzazioni. Furono riscontrati raggiri nella gestione di importanti operazioni immobiliari. A commetterli, secondo l’accusa che ipotizzò, a vario titolo, il reato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione ed alla commissione di falsi , Umberto Bonanno, Pucci Fortino, il funzionario tecnico dell’Ufficio area coordinamento politica del territorio del Comune Antonino Ponzio. I costruttori barcellonesi Giovanni e Salvatore Arlotta, i soci Giovanni e Santi Magazzù e Antonino Smedile della Samm, una società immobiliare. Anche tre funzionari della Regione siciliana furono indagati per falso.

Già nel processo di primo grado, il 19 luglio 2012, i giudici avevano fatto cadere i reati di associazione a delinquere e falso per Bonanno, Fortino e Ponzio, e assolto da tutti i capi d’imputazione Salvatore Arlotta, figlio del costruttore Giovanni.
Avevano inoltre dichiarato il non luogo a procedere, per prescrizione, per i funzionari regionali Rosa Anna Liggio, Giuseppe Giacalone e Cesare Antonino Capitti.

Ma torniamo all’origine dell’operazione oro Grigio. Cuore dell’inchiesta, nel 2007, fu la realizzanda costruzione di un complesso abitativo, il Green Park, 8 comparti che dovevano sorgere, sul torrente Trapani. L’accusa sostenne che politici e e funzionari della Regione avrebbero intascato tangenti per fare approvare una variante al piano regolatore generale di Messina, finalizzata alla edificazione degli otto corpi di fabbrica, elevandone l’indice di cubatura. L’operazione immobiliare avrebbe dovuto portare ad intascare tangenti per 1 milione 550 mila euro e a ottenere anche la cessione di alcuni appartamenti dalle società costruttrici S.a.m.m. costruzioni e Ar.ge.mo. srl.

Furono le dichiarazioni di un imprenditore, Antonino Giuliano, (il pentito Alfa) a far scattare le indagini della Squadra Mobile. Oltre un anno d’intercettazioni telefoniche e ambientali consentirono agli investigatori di stabilire che tra gli arrestati avvenne una spartizione di mazzette per 127 mila euro; 62.500 li avrebbe incassati l’avvocato Fortino, (ritenuto il regista della operazione) 37.500 il funzionario Gierotto (considerato il braccio operativo di Fortino), 17.900 l’ex presidente del consiglio comunale Bonanno e 10 mila euro il funzionario comunale Ponzio. L’accusa sostenne anche che gli stessi si erano già spartiti altri 120 mila euro.

Il pentito Alfa parlò di un gruppo “politico-affaristico” costituito da personaggi in grado di ottenere con metodi illegali, avvalendosi delle competenze specifiche di ognuno, le necessarie autorizzazioni amministrative per la realizzazione di nuovi complessi abitativi in aree non previste come edificabili dal Prg.

Adesso, 8 anni dopo, le condanne decise in Appello: nulla cambia per coloro che ancora oggi sono ritenuti gli artefici dell’operazione: Fortino, Bonanno e Ponzio.

Patrizia Vita

(1860)

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