Era stato arrestato nell’ambito della operazione Supermarket, 5 misure cautelari scattate nel dicembre 2012, per estorsioni. Oggi, per Mauro Maiorana, il Tribunale del Riesame, cui la Cassazione aveva reinviato gli atti a seguito di ricorso avanzato dal suo legale, avvocato Antonello Scordo, lo rimette in libertà.
Mauro Maiorana, imprenditore,titolare della catena di negozi di detersivi “Bolle e Sapone, fu coinvolto in una vicenda di estorsioni ai danni di un supermercato cittadino. 11 mesi fa, indagini della squadra mobile fecero scattare gli arresti per lui,incensurato, e per Giovanni Trovato, già sorvegliato speciale, e Giovanni Giuseppe D’andrea. Per loro si aprirono le porte del carcere di Gazzi. Ai domiciliari, per trasferimento fraudolento di società, Pietro Trovato, 24 anni, figlio di Giovanni, e Angelo Trischitta, 38 anni. L’indagine della squadra mobile, coordinata dalla Dda, prese spunto dalla segnalazione della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale. Segnalazione con cui si sollecitava indagine sull’anomalia riscontrata in un caso di bene sottoposto ad amministrazione giudiziaria. Quel bene era il supermercato Sicilmarket, di proprietà di Giovanni Trovato, in passato sequestrato, sul quale successivamente era intervenuta confisca. Sulla gestione di quel bene, avevano mostrato interesse i fratelli Capone, noti imprenditori del settore alimentare a Messina e Calabria,a capo della Gigap, società che gestisce una trentina di supermercati Alis e Qui conviene. I Capone, già in passato, rifornivano Trovato dei loro prodotti. Ma a quell’iniziale interesse, ben presto, subentrò la rinuncia. Anzi, all’amministratore giudiziario, avvocato Grazia Gringeri, comunicarono che se il Sicilmarket non fosse rimasto in mano a Pietro Trovato, figlio di Giovanni, loro avrebbero interrotto le forniture. Un atteggiamento che insospettì l’avvocato Gringeri che, dunque, segnalò la strana rinuncia e l’altrettanto strana richiesta al tribunale competente. Da qui scattarono le indagini della Mobile. Intercettazioni, appostamenti, accertarono che i fratelli Capone erano tenuti sotto pressione da Giovanni Trovato. ritenuto, con i fratelli, a capo del clan Mangialupi, uno dei più pericolosi in città. Lui- dissero gli inquirenti – ad avere imposto la rinuncia alla gestione del Sicilmarket.
L’imprenditore Mauro Maiorana,incensurato – sostenne al tempo l’accusa – sarebbe stata la “faccia pulita” cui veniva fatturata la merce, che poi,sottotraccia, veniva trasferita a Giovanni Trovato. Un’accusa, quella formulata nei confronti di Maiorana, che mesi dopo non ha retto davanti ai giudici della Suprema Corte, che, proprio per la posizione dell’imprenditore messinese, hanno disposto il reinvio per nuovo esame al Tribunale della Libertà. Ed è così che i giudici hanno così deciso: ” Allo stato non è possibile individuare elementi concreti dai quali desumere che Maiorana avesse agito nella consapevolezza di porre i Capone nella situazione di soggezione nei confronti di Trovato. Maiorana non ha mai operato alcun rincaro nel prezzo e ha sempre pagato puntualmente la merce fornita dalla Gicap”.
Mauro Maiorana è tornato in libertà.
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