La Procura di Patti ha chiesto il rinvio a giudizio di 100 indagati coinvolti nell’operazione “Fake”, scattata lo scorso marzo ad opera degli uomini del commissariato di Patti. 12 erano state le misure cautelari (7 arresti domiciliari e 5 obblighi e divieti di dimora) e 156 avvisi di garanzia. La Fake portò alla luce presunti brogli elettorali alle amministrative di Patti del 2011. Furono indagati, tra gli altri, l’allora neodeputata Maria Tindara Gullo, il padre, ex vicesindaco Cisco Gullo, e il cugino, consigliere provinciale Francesco Gullo. Tranne Maria Tindara Gullo, accusata di falso ideologico per un presunto cambio di residenza fasullo, per i restanti indagati, a vario titolo, le accuse furono: associazione finalizzata alla commissione di falsi e reati elettorali, truffa in danno di Enti Pubblici.
Per alcuni dei 156 indagati, accusati di reati minori, si procede in separata sede. L’attuale richiesta di rinvio a giudizio,invece, è relativa ad altri 100, che dovranno comparire davanti al gup Maria Giuseppa Scolaro, il 28 febbraio prossimo.
Intanto, la Cassazione ha accolto il ricorso presentato dai difensori di Cisco Gullo e del consigliere comunale Filippo Tripoli, contro la decisione del Tribunale della Libertà, che aveva rigettato la richiesta di annullamento delle misure cautelari disposte dal gip nei confronti dei due.
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