Messina. Confermate tutte le contestazioni di associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione Beta, portata avanti dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dai sostituti procuratori Antonio Carchietti, Liliana Todaro e Maria Pellegrino.
La cellula criminale locale rilevata dagli inquirenti era costituita da imprenditori locali che collaboravano a stretto giro con gruppi mafiosi operanti nella provincia, avvalendosi di funzionari pubblici, per gestire attività economiche di rilievo.
Tra i soggetti implicati Andrea Lo Castro, noto avvocato 54enne, al quale è stata confermata l’accusa per concorso esterno in associazione mafiosa, lasciando l’avvocato agli arresti domiciliari. Per le accuse di intestazione fittizia di beni e riciclaggio il Tribunale ha deciso di annullare l’ordinanza.
Il ruolo svolto da Lo Castro sarebbe stato quello prima di consigliere e poi di “consigliore” di imprenditori di stampo mafioso, restando implicato in prima persona in affari poco limpidi, come l’intestazione di un appartamento nel complesso Nuovo Parnaso, il cui acquisto in realtà sarebbe stato fatto per conto di Vincenzo Romeo, nipote del boss Nitto Santapaola.
Durante l’inchiesta, che ha visto l’arresto di 30 persone, sono state confermate le contestazioni di associazione mafiosa per Vincenzo e Francesco Romeo, accusati di essere al vertice del clan mafioso e di Pasquale Romeo, Benedetto Romeo, Antonio Romeo, Stefano Barbera, Marco Daidone e N.L.
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