Tre ore di camera di consiglio per decidere su un processo che vede alla sbarra una coppia di anziani, due nonni, accusati di violenza sessuale e riduzione in schiavitù nei confronti dei loro due nipotini. Del primo reato è accusato anche un 30enne.
Un processo che però, è stato deciso ieri, torna alla fase istruttoria, nonostante il Pm Liliana Todaro avesse già chiesto la condanna a 16 anni per i nonni e l’assoluzione, per non aver commesso il fatto, del 30enne.
I tre erano stati arrestati nel maggio 2013, a seguito di indagini scaturite dalla segnalazione di alcuni assistenti sociali. Venne fuori cosa sarebbe accaduto, dopo la morte della mamma, avvenuta nel 2001, a due bambini, una femminuccia di un anno e mezzo e un maschietto di appena sei mesi, non soltanto orfani di madre, ma anche con un padre tossicodipendente, incapace di prendersi cura di loro. Finiti sotto la custodia dei nonni- secondo l’accusa- venivano, da questi ultimi, violentati e percossi.
I nonni non si curavano affatto dei bisogni primari dei due piccoli. Nel 2009- sostiene l’accusa- quando i fratellini avevano 7 e 8 anni, le continue assenze da scuola, i disagi comportamentali che essi manifestavano, il fatto che arrivassero in classe — le poche volte che a scuola ci andavano — sporchi e con evidenti segni di malnutrizione, avevano messo in allarme l’istituto che segnalò il caso agli assistenti sociali. Il tribunale, ricevuta la relazione di questi ultimi, decise così di revocare la tutela ai nonni e affidarli a una comunità. Ed è proprio qui che si aggiunsero altri elementi al caso. Anche nella comunità, infatti, i bambini continuarono a manifestare disagi e atteggiamenti strani, considerata la loro età. Sentiti da diversi esperti del settore, i due fratellini confessarono di aver subito ripetute violenze sessuali — non si sa ancora quando tutto questo sia cominciato — dagli stessi nonni, oggi 66enne lui e 51enne lei, che li avrebbero dovuti seguire nel percorso di crescita. Alle dichiarazioni dei bambini, seguì una serie di perizie mediche che confermarono quanto da loro affermato. I due adulti, residenti in un rione malfamato del centro città, però, non sarebbero stati gli unici ad abusare dei nipotini. In questa triste vicenda fu implicato anche un 30enne, amico di famiglia. I fratellini raccontarono anche di riprese e fotografie scattate durante gli abusi e del fatto che i nonni, dietro pagamento, li cedevano ad altre persone.
Tutto questo, però, ieri non è bastato ai giudici della Corte d’Assise di Messina per emettere un verdetto unanime. Hanno deciso di riaprire l’istruttoria per consentire l’acquisizione di nuova documentazione e nuove prove.
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