Chi ieri sera ha sparato due proiettili di una pistola a tamburo contro un 48enne con qualche, vecchio, precedente penale, non ha temuto la testimonianza dei tanti messinesi ancora in giro per le strade dell’Annunziata, alle 23 circa di una serata di inizio estate. Nè ha temuto di essere ripreso dalle telecamere di sorveglianza di alcuni negozi della zona. Ancora meno il fatto che a pochi metri di distanza ci fosse addirittura la sede del Commissariato Nord. Ha sparato e basta, puntando alle gambe della vittima. Due colpi che hanno raggiunto l’uomo al femore e alla caviglia.
Dall’ospedale, dove i sanitari lo hanno giudicato guaribile in 30 giorni, il 48enne ha detto ben poco per aiutare gli investigatori della Squadra Mobile.
“Non ho visto chi mi ha sparato, ho sentito soltanto un forte bruciore alla gamba e poi sono caduto sull’asfalto” – ha dichiarato ai poliziotti.
Alcuni testimoni hanno detto che il feritore è fuggito in sella ad una moto verso la parte alta dell’Annunziata. Indossava un casco, nessuno potrebbe fornire un identikit utile alle indagini.
Intanto si scava nel passato e nel presente della vittima. Chi poteva avercela con lui? Ha compiuto qualche sgarro, che per la malavita equivale a una vendetta, uno sbaglio che va pagato con il sangue?
E ancora, il ferito davvero non ha riconosciuto chi gli ha sparato? Oppure tace con la Polizia nel timore di una ulteriore, e più grave, punizione o perchè il codice malavitoso impone l’omertà?
Di certo l’agguato era calcolato nei tempi, qualcuno doveva sapere che la vittima sarebbe sceso in strada, in pantofole, per disfarsi della spazzatura nel vicino cassonetto. Ne conosceva le abitudini ( peraltro in barba al regolamento sul conferimento rifiuti che vieta di disfarsene il sabato), oppure i due avevano un appuntamento?
Tutte domande alle quali le indagini dovranno dare risposte.
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