Messina. Tentata estorsione con metodo mafioso: 3 fermi

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Giovanni Lo Duca, boss del clan operante nel rione Provinciale della città, è ritenuto il mandante. Giuseppe Marra (pregiudicato) e Domenico Isaya (incensurato), invece, gli esecutori materiali. Sono loro i tre soggetti a cui i poliziotti della Squadra Mobile hanno eseguito un provvedimento di fermo perché gravemente indiziati del delitto di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

I fatti sarebbero avvenuti tra il 24 giugno e il 27 luglio scorsi, in seguito al mancato pagamento di una somma di denaro che Lo Duca ha concesso, per l’acquisto di sostanza stupefacente in Calabria, a due soggetti che si sono resi irreperibili.

Per tentare di recuperare il denaro, Lo Duca ha incaricato Marra ed Isaya di avvicinare i familiari dei due debitori, per chiedere loro la restituzione dei soldi, attraverso reiterate minacce. L’attività messa in campo dagli investigatori ha poi permesso di risalire agli spostamenti degli incaricati e di rintracciarli ed arrestarli, appena sbarcati a Messina, poiché sorpresi in possesso di oltre 4 chili di marijuana.

I tre fermati sono stati ristretti nel carcere di Gazzi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Messina ed eseguito dai poliziotti della Squadra Mobile.

Lo Duca è ritenuto un esponente di spicco nel panorama criminale messinese ed è stato già destinatario di importanti operazioni di Polizia, tra cui: l’operazione “Anaconda” del 2005, nel cui ambito veniva ritenuto promotore ed organizzatore di un’associazione di stampo mafioso operante nel rione Provinciale; operazione “Nemesi” del 2006, in cui egli emergeva quale responsabile del tentato omicidio di Bonaffini Benedetto commesso il 3 luglio 2002, presso il mercato rionale Vascone; operazione “Nikita” del 2007, in cui egli veniva coinvolto in un’attività usuraia ai danni di un imprenditore.

Allo stato attuale il Lo Duca, detenuto sino al 14 maggio del 2017, era sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.

Fonte: Questura di Messina

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