Ad un anno dalla prima accusa di falsa testimonianza, per il segretario generale della CGIL di Messina, Lillo Oceano, spunta un’altra ipotesi d’accusa, quella di calunnia. Il sindacalista è coinvolto nell’inchiesta, avviata dal sostituto procuratore Fabrizio Monaco, sull’ammanco di circa 60.000 euro dalle casse del sindacato. Secondo l’accusa, Oceano, nel corso di un interrogatorio, avrebbe dichiarato che era sua la firma apposta su un assegno di conto corrente, di 4980 euro. IL titolo risultava rubato e poi ritrovato, ma le indagini su quell’assegno, invece, hanno stabilito che la firma, in realtà, era dell’ex amministratrice unica della CGIL di Messina, Alma Bianco che, interrogata, ammise che spesso era lei ad apporre la firma di Oceano quando lui era impossibilitato a farlo, magari perchè assente dalla città. Ma il segretario della Cgil ha sempre negato questi illeciti e sostenuto che quell’assegno scomparso e poi ritrovato era stato proprio lui a firmarlo. La Bianco fu indagata per falso, ma a chiusura indagini, la Procura ha chiesto l’archiviazione del procedimento a suo carico. Da qui l’opposizione alla richiesta del PM, da parte dei legali di Oceano, che depositarono una perizia calligrafica che accertava che la firma sull’assegno era del sindacalista. Il Gip Maria Teresa Arena accolse la richiesta di opposizione all’archiviazione, determinando la nuova mossa del Pm Monaco: l’incarico ai Ris di Tremestieri di eseguire una nuova perizia calligrafica. Il risultato fu la clamorosa smentita della precedente perizia di parte. “La firma sull’assegno non è di Lillo Oceano” – avevano detto i Ris. Il sindacalista, già indagato per falsa testimonianza, adesso è accusato anche di calunnia nei confronti della Bianco.
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