I sostituti procuratori Adriana Sciglio e Diego Capece Minutolo hanno chiesto il rinvio a giudizio di Aldo Bruzzano e di altri sette indagati nell’inchiesta dello scorso ottobre, quella che portò agli arresti domiciliari l’ex commissario capo della Polizia Municipale. Bruzzano fu accusato di ricettazione in concorso, peculato, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri.Gli altri sette indagati per i quali i Pm hanno chiesto il processo sono: Giuseppe Bruzzano, figlio di Aldo, e Rosa Forte, amministratori della Carpe Diem, società di compravendita di oro; Daniela Irrera, dipendente della stessa società; i vigili urbani Sebastiana Reina e Rosalba Ragazzi; Vito Cavallo, e la società “Carpe Diem srl”. A vario titolo sono accusati di ricettazione, peculato, falso, omessa denuncia del pubblico ufficiale, abuso d’ufficio, soppressione o occultamento di atti, rifiuto di atti d’ufficio.
L’ex responsabile della sezione ambientale dei Vigili Urbani, secondo quanto avevano stabilito le indagini dei carabinieri, era accusato di avere effettuato parecchi spostamenti per motivi privati sull’auto di servizio. Che per regolamento va usata soltanto nell’esercizio delle funzioni.
Inoltre -sostennero gli investigatori- aveva “chiuso un occhio” su qualche abuso edilizio. In particolare,in una relazione di servizio, relativa ad un sopralluogo effettuato, Bruzzano- sempre secondo accusa – aveva attestato l’avvenuta sanatoria ed omesso di segnalare le successive modifiche apportate all’immobile. L’accusa di ricettazione era relativa al ruolo di Bruzzano nella società di compro-oro Carpe Dieme, della quale – a detta degli inquirenti – Bruzzano sarebbe stato socio ed amministratore occulto.
Il commissario capo, finito ai domiciliari, ha ottenuto qualche giorno fa l’annullamento della misura cautelare dalla Cassazione.
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