Cade la tesi dell’accusa in un processo per violenza sessuale su minori, svoltosi davanti ai giudici della seconda sezione penale. Dei 3 imputati, due sorelle e un uomo, amante di una delle due, a vario titolo accusati di abusi sessuali, maltrattamenti e detenzione di materiale pedopornografico, nei confronti della figlia di una delle sorelle, rimane in piedi solo l’accusa di maltrattamenti per la madre.
Eppure alla base dell’accusa, nel 2009, quando il caso venne alla luce, c’era ben altro che semplici maltrattamenti.
La vicenda giudiziaria scatta a seguito della denuncia degli operatori dei servizi sociali di Caltanissetta. Lì, una bimba in custodia, di 7 anni, rivela che nei due anni precedenti aveva vissuto un incubo in casa della madre. Racconta che insieme al fratellino maggiore di 3 anni era stata costretta ad assistere agli incontri della madre con vari amanti, persino a subire abusi, da parte del compagno della madre. Poi la madre fugge con l’amante nell’estate 2008, e i figli vengono affidati ai servizi sociali, che raccolgono le rivelazioni della bambina.
La denuncia e la Squadra Mobile avvia le indagini. A casa della zia, sorella della madre, viene sequestrato il Pc. I ritmi investigativi si fanno incalzanti: i fratellini vengono sentiti, separatamente, da esperti, i racconti non combaciano. Una perizia, poi, disposta dal gip Massimiliano Micali, stabilisce che non c’è stata alcuna violenza sessuale nei loro confronti.
L’accusa iniziale cade. Oggi la sentenza: assolti dal reato di abusi sessuali la madre e l’uomo; assolta, dal reato di detenzione di materiale pedopornografico, la zia. Per tutti vale la formula “perchè il fatto non sussiste”. La sola madre, per maltrattamenti, condannata a a 2 anni e 2 mesi.
Patrizia Vita
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