Il provvedimento cautelare firmato dal gip Giovanni De Marco, che vede destinatari Francantonio Genovese, parlamentare per il quale occorre l’autorizzazione della Camera per procedere all’arresto, ma anche altre 4 persone vicine all’entourage di Genovese,scaturisce dalle complesse ed articolate indagini supportate anche dall’opera di consulenti. Ecco uno stralcio dell’ordinanza firmata dal gip De Marco:
“L’attività d’indagine riguarda complessivamente 25 soggetti indagati a vario titolo, per un totale di ben 54 capi d’imputazione.
Tutti i soggetti destinatari del provvedimento cautelare, ad
eccezione di Roberto Giunta, con altri 6 indagati, legati
anche da vincoli di appartenenza familiare e politica, sono ritenuti
responsabili di far parte di un’associazione per delinquere, di cui
Genovese risulta essere capo e promotore, finalizzata
alla commissione di una serie indeterminata dei reati di peculato,
truffa aggravata, riciclaggio, falso in bilancio, reati finanziari e
contro la pubblica amministrazione (in concorso con pubblici
ufficiali), attraverso le attività degli enti di formazione
professionale ARAM, LUMEN, E.S.O.F.O.P., TRAINING SERVICE, L&c
LEARNING & CONSULTING, CESAM, APINDISTRIA, ECAP, IAL, ENFAP, RETI, a
loro direttamente od indirettamente riconducibili e delle società
CALESERVICE s.r.l., CENTRO SERVIZI 2000 s.r.l., SICILIA SERVICE
s.r.l., ELFI IMMOBILIARE s.r.l., TRINACRIA 2001 s.r.l., NAPI SERVICE
s.r.l., che erogavano servizi ai predetti enti, essendo sempre da
loro gestite e controllate. Le attività illecite sono state compiute
sempre in conflitto di interesse rispetto alla destinazione del
denaro pubblico gestito dagli indagati, orientandole sia a profitto
personale sia a finalità di propaganda politico-elettorale, ed
attingendo illecitamente ai fondi erogati dalla Regione Sicilia per
la formazione professionale, grazie anche al sostegno politico ed
alle pressioni esercitate dagli esponenti di riferimento, in primo
luogo dall’On.le GENOVESE, per garantire l’accreditamento degli enti,
il finanziamento dei progetti, l’erogazione delle anticipazioni e dei
saldi.
Oltre alla fattispecie associativa, Francantonio Genovese risulta
destinatario della misura cautelare anche in ordine alla
contestazione di due distinte ipotesi di riciclaggio in concorso,
poiché dopo che erano stati commessi delitti di truffa aggravata
(mediante noleggio di attrezzature e servizi, nonché locazioni) e
peculato da parte di soggetti indagati, operanti per conto di società
erogatrici di servizi in favore degli enti di formazione, compiva
operazioni di trasferimento delle somme di denaro di provenienza
delittuosa e, comunque, volte ad ostacolare l’identificazione della
loro illecita provenienza, peculato in concorso, truffa aggravata in
concorso, evasione di imposte sui redditi e sul valore aggiunto,
avvalendosi di fatture per operazioni inesistenti emesse in suo
favore da CALESERVICE s.r.l. ed, infine, emissione di documenti
relativi ad operazioni inesistenti per consentire a terzi (società a
lui riconducibili) di evadere le imposte sui redditi e l’imposta sul
valore, con l’aggravante di aver commesso il fatto anche allo scopo
di eseguire il delitto di riciclaggio.
La misura cautelare nei confronti di Salvatore Lamacchia è stata
disposta – oltre che per il ruolo di intraneo all’associazione
criminale, anche per il reato di truffa aggravata, in concorso con
Genovese e con altri, nonchè con gli altri destinatari della misura,
Domenico Fazio e Roberto Giunta (nei cui confronti si procede anche
per un’altra ipotesi di truffa aggravata e per evasione dell’imposta
sui redditi e sul valore aggiunto) – quale gestore di fatto dell’ente
ENFAP, per avere determinato, con artifizi e raggiri, che i
dipendenti Domenico Fazio, Roberto Giunta, risultassero formalmente
al loro posto di lavoro, mentre in realtà gli stessi erano distaccati
nello svolgimento di funzioni private (segreteria politica in favore
degli onorevoli Genovese e Franco Rinaldi) – inducendo in errore gli organi regionali mediante false attestazioni e rendicontazioni circa lo svolgimento di attività lavorativa presso gli enti di formazione,
conseguendo un ingiusto profitto rappresentato dalla percezione delle
anticipazioni e dei saldi erogati dalla Regione all’ENFAP per il
pagamento con denaro pubblico degli stipendi dei dipendenti senza che
gli stessi avessero prestato regolare servizio.
La misura cautelare eseguita nei confronti del commercialista
Stefano Galletti è stata disposta dal GIP, oltre che per il reato
associativo, anche per due distinte ipotesi di peculato e truffa
aggravata.
In particolare, per il reato di peculato, in concorso con altri
indagati, tra i quali Elio Sauta, Galletti viene considerato quale
regista dell’operazione, anche nella sua qualità di socio della
società SICILIA SERVICE sino al 2010. In particolare si appurava che
l’ARAM, rappresentato da Elio Sauta, versava alla SICILIA SERVICE, di
cui era titolare occulto tramite prestanomi, la somma complessiva di
€ 670.369,67, come corrispettivo di n.7 contratti di noleggio di
attrezzature stipulati tra il 1.3.2007 e il 2.1.2012 (dei quali non
era provata la consegna, né rinvenute le bolle di accompagnamento, ma
unicamente le fatture di acquisto delle attrezzature oggetto di
noleggio – emesse a loro volta da società facenti riferimento a se
stesso, come la Trinacria 2001 srl ovvero la NAPI Service e la Plain
Assistance, con i quali intercorrevano ulteriori interessenze
illecite – che riportavano cartolarmente il prezzo complessivo di €
269.764,95; cifra che – quand’anche il noleggio fosse realmente
avvenuto – deve essere considerata del tutto incongrua (perché pari
al 250% del costo che risultava sostenuto per l’acquisto dei beni
oggetto del noleggio) e dunque tale da produrre una appropriazione
del denaro pubblico destinato alle finalità formative, in relazione
ai progetti finanziati dalla Regione, garantendo un’ingiusta
locupletazione alla società SICILIA SERVICE e per suo tramite ad
altro indagato.
Inoltre, Galletti risponde, per i fatti sopraesposti, anche
del reato di truffa aggravata, in concorso con altri, per avere
formato rendicontazioni infedeli e consentire l’illecita
locupletazione, inducendo in errore la Regione Siciliana sulla
sussistenza dei requisiti per l’ottenimento del contributo.
Viene, ancora, contestata all’indagato un’altra ipotesi di peculato,
e correlata ipotesi di truffa aggravata per avere artificiosamente
prodotto rendicontanzioni infedeli, perché, in concorso con altri,
nella sua qualità di titolare di quote e di commercialista della
società SICILIA SERVICE s.r.l. consentiva di lucrare sulle somme
erogate nell’ambito della formazione professionale, distraendoli
dalle finalità pubbliche per la locazione di immobili da adibire ai
corsi formativi, consentendo l’interposizione della SICILIA SERVICE
s.r.l. con la stipula di contratti di sublocazione e conseguendo un
ingiusto profitto sulle differenze sui canoni, pari a ricarichi del
660 per cento.
Le complesse indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di un
artificioso meccanismo, a tratti sofisticato, creato da abili
professionisti per attuare una sistematica distrazione delle cospicue
risorse pubbliche destinate alle attività formative, nonché per
frodare il fisco ed occultare la natura dei proventi, mediante il
sistematico ricorso a prestanome, impiegati per la gestione di enti e
società, per il compimento di operazioni imprenditoriali e
finanziarie e per la sempre più ampia acquisizione di enti di
formazione.
Nel corso delle indagini, sono emerse le peculiari dinamiche che, in
generale, hanno caratterizzato i rapporti tra gli indagati Lamacchia , quale Capo della Segreteria Particolare dell’allora
Assessore Regionale all’Istruzione ed alla Formazione, prof. Mario
Centorrino, e On.le Genovese.
Grazie alle fonti di prova acquisite, costituite dagli esiti dei
servizi di intercettazione, dalle acquisizioni documentali e da
attività tipiche di osservazione, appostamento e pedinamento,
supportate in molti casi da documentazione videofotografica, sono
stati sviluppati i profili associativi, in ordine alla cura degli
interessi del gruppo Genovese, mediante il controllo dell’Assessorato
Regionale Istruzione e Formazione Regionale, attraverso Salvatore
Lamacchia.
Sono state sottoposte ad analisi numerose società ed enti di
formazione riconducibili all’On.le Genovese, quali le
società CALESERVICE s.r.l., e gli enti di formazione TRAINING SERVICE
Soc. Cons. a r.l., ENFAP, ECAP.
In particolare, è stato possibile ricostruire il percorso genetico, a
partire dalle trattative, per l’acquisizione dell’ente di formazione
ENFAP Palermo, definibile come anello di congiunzione occulto tra
Genovese ed un vero e proprio sistema, sottoposto al suo
diretto controllo, per la convergenza degli interessi economici e
politici, attraverso l’impiego di finanzamenti pubblici.
Sono state, inoltre, verificate numerose truffe mediante assunzioni
fittizie presso il citato ente di formazione, volto ad occultare l’
utilizzo dei falsi dipendenti presso la stessa segreteria politica
del parlamentare.
Tra le vicende sviluppate nel corso delle indagini, è emersa anche la
questione del c.d. ridimensionamento scolastico regionale, in ordine
al quale emergono peculiari rapporti anche con un Senatore.
Il tema del dimensionamento scolastico della Regione Sicilia ha
rivestito e riveste un’importanza notevole sul piano della
predisposizione delle strategie di allocazione delle risorse
disponibili per la quanto più possibile migliore fruizione di un
servizio pubblico fondamentale come quello dell’istruzione, legato
alla predisposizione di un efficiente sistema di distribuzione
territoriale delle direzioni degli istituti scolastici.
Tali scelte producono effetti immediati sul piano dei livelli
occupazionali e della inevitabile mobilità, sia del personale docente
che tecnico-amministrativo, ma soprattutto dei dirigenti scolastici.
Le indagini hanno consentito l’emersione di un consistente quadro
probatorio sugli interventi effettuati ad opera dell’Onorevole Genovese su tali scelte, esercitando, anche attraverso Lamacchia, indebite ed illecite pressioni sui vertici dell’Assessorato Regionale
dell’Istruzione e della Formazione Professionale, mirati non al
conseguimento degli innumerevoli interessi pubblici sottostanti,
bensì al conseguimento per un verso di utilità consistenti in
vantaggi di natura politica, e per altro verso di utilità consistenti
negli interessi particolari di soggetti volti a preservare e
conservare l’incarico di dirigenza nel medesimo plesso scolastico,
anche in danno di dirigenti scolastici aventi diritto.
Infine, sono stati accertati una serie di episodi distrattivi, in
gran parte realizzati mediante un sistema di sovrafatturazione,
determinando un sovradimensionamento dei costi: in sostanza, allo
scopo di appropriarsi del denaro pubblico destinato alla gestione dei
corsi, gli indagati in molti casi hanno acquistato beni o servizi,
apparentemente destinati allo svolgimento dei corsi, rivolgendosi ad
aziende dagli stessi direttamente o indirettamente controllate, a
prezzi ampiamente superiori a quelli realmente praticati o
praticabili sul mercato. In altri casi, sempre allo scopo di fare
apparire costi notevolmente superiori al reale, hanno adoperato lo
schema di una tipica triangolazione: hanno acquisito il bene a prezzo
di mercato per il tramite di un’azienda dagli stessi controllata,
quindi hanno rivenduto o noleggiato il bene all’ente di formazione
maggiorandone notevolmente il prezzo e, conseguentemente, lucrando
sulla differenza. Ciò, in particolare, risulta sistematicamente
accaduto con riferimento alla locazione di immobili: presi in affitto
da società riconducibili agli stessi gestori degli enti e poi
subaffittati all’ente di formazione a prezzi maggiorati in misura
prossima al 100%.
In altri casi, infine, sono state rappresentate prestazioni
totalmente fittizie, come l’elaborazione di contratti di
progettazione. Tale meccanismo, inoltre, è stato realizzato anche con
riferimento a pingui contratti per servizi di pulizie, apparentemente
prestati da società e aziende verosimilmente non operanti nel
settore.”
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