Vogliono un Palazzo della Cultura aperto a tutti: sono queste le motivazioni che hanno generato l’ennesima occupazione di una struttura cittadina da parte degli attivisti del Teatro Pinelli. È assurdo — dichiarano gli stessi — che si debbano pagare 800 euro per poter usufruire degli spazi del PalAntonello. Intanto, nel pomeriggio, alle 18.00, è prevista un’assemblea aperta sul tema “Beni comuni e usi civici”. A seguire una serie di spettacoli musicali e teatrali così come già avvenuto al Vittorio Emanuele.
Dopo aver lasciato il Teatro Vittorio Emanuele — la cui occupazione simbolica era stata dichiarata solo temporanea — i Pinellini tornano dunque ad occupare per “liberare”.
Conclusa la serata autogestita al Vittorio Emanuele e a seguito dell’incontro con l’assessore regionale al turismo, Michela Stancheris, in visita ieri a Messina, i ragazzi del Teatro Pinelli avevano dichiarato: «Perché non siamo rimasti è chiaro a tutti: al momento al teatro c’è un Ente con un nuovo C.d.A., una sessantina di lavoratori stabilizzati e tanti precari che aspettano di lavorare con la nuova stagione che è stata finanziata in parte proprio oggi e il Teatro Pinelli è sempre stato al fianco dei lavoratori, delle maestranze, degli orchestrali che ci auguriamo quest’anno possano ricominciare a lavorare per un teatro vivo e aperto sul serio alla città tutta».
In una nota sulla recente occupazione del Palacultura, i Pinellini dichiarano:
«Stavolta abbiamo scelto il Palazzo della cultura Antonello da Messina. Una struttura la cui storia travagliata è uno degli esempi più visibili della sottrazione del diritto alla cultura e alla socialità che i cittadini messinesi hanno subito dalle classi dirigenti locali nel corso degli ultimi decenni. Progettato negli anni Settanta , è nato già vecchio alle soglie del ventunesimo secolo, sorgendo su un area adibita a parcheggio e cancellando importanti tracce della Messina antica che erano stati oggetto – negli anni precedenti – di campagne di scavi archeologici di cui si è persa ogni traccia nella memoria collettiva.
Dopo la sua inaugurazione il Palacultura a tutto è servito tranne che a ospitare eventi e produzioni culturali degne di questo nome. Tutti ricordano il suo utilizzo da parte della Società Stretto di Messina per la presentazione del fantomatico progetto esecutivo del Ponte, ma si potrebbero citare le feste private dei principali club service cittadini o i comizi elettorali di importanti esponenti governativi. Ultimo in ordine di tempo quello dell’attuale ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
C’è voluta la caparbietà di un personaggio come l’attuale sindaco Renato Accorinti perché si ricominciasse a parlare di restituzione dell’edificio alle funzioni per le quali era stato pensato. Fu lui , infatti, quando era un semplice attivista sociale , ad occuparlo per chiedere che nelle sue stanze fosse ospitata la storica biblioteca Tommaso Cannizzaro , i cui preziosi volumi erano rimasti per decenni accatastati in una sede inadeguata e pericolosa per la loro buona conservazione.
Nonostante ciò e nonostante il palazzo oggi ospiti la Galleria d’arte contemporanea del Comune e sia finalmente “teatro” di sporadici eventi come la notte della cultura, riteniamo che molto ci sia ancora da fare per una sua completa liberazione e restituzione alle proprie funzioni originarie. La sua odierna gestione è affidata a un soggetto privato e per l’affitto dell’auditorium o di una delle sue sale vengono richieste cifre che pochi operatori culturali , in special modo coloro i quali operano fuori dalle logiche del mercato e del profitto, possono permettersi.
Per queste ragioni oggi noi lo liberiamo e lo restituiamo al godimento da parte di tutte e tutti i cittadini. Per un giorno il Palacultura sarà un laboratorio aperto in cui ci si potrà incontrare per riflettere e progettare collettivamente e dimostrare come a costi contenuti e fuori mercato sia possibile mettere in campo una serie di iniziative di alto profilo e alla portata di tutti».
Questa mattina gli attivisti hanno tenuto una conferenza stampa.
Tonino Cafeo che per l’occupazione della Casa del Portuale si trova sotto indagine ha detto: “Non ci sono soltanto i luoghi immersi nel degrado ma anche spazi come il Palacultura sottratti alla fruizione pubblica e aperti solo per ragionamenti redditizi”.
Giulia Giordano: “Non riusciamo a capire perché l’amministrazione tardi ad adottare la delibera sulla gestione dei Beni comuni, c’è un regolamento che risale all’era Buzzanca che prevede costi per 800 euro a chi voglia fare cultura”.
Chiarito che l’occupazione del Palacultura sarà temporanea. Oggi alle 18 si terrà un’assemblea aperta, alle 20 interventi musicali e artistici.
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