Serbatoi chiusi per “la banda del gasolio”,la Digos ha chiuso il cerchio sui furti di carburante che avvenivano, di notte, nel deposito dell’Atm. I servatoi dei mezzi dell’azienda cittadina addetta al trasporto pubblico venivamo semisvuotati. Il carburante, trasferito in bidoni che venivano caricati su un furgoncino, poche ore dopo, alle prime luci dell’alba, era in vendita in un piazzale di Santa Lucia Sopra Contesse, in contrada Campolino. Lì, l’insolito “distributore” riforniva di gasolio sottocosto ( 1 euro, o 1,20 al litro) alcuni tra i dipendenti Atm, amici e parenti dei componenti la banda, e ambulanti della zona.Pare che a gestire il tutto fosse una coppia di coniugi,lui si occupava del furto, lei attendeva in auto e poi gestiva il “distributore di famiglia”. Secondo gli inquirenti il tutto sarebbe andato avanti dal 2011, consentendo un guadagno di 180mila euro.
Un anno esatto di indagini- era l’ottobre 2013 quando la Digos, su disposizione del sostituto procuratore Alessia Giorgianni, le avviò – ha portato alla luce, quanto avveniva all’azienda messinese.
Appostamenti della polizia consentirono di accertare che i coniugi, Giovanni Batessa e Giuseppa Urbino, con cadenza trisettimanale, dopo la mezzanotte,si attivavano. Ecco la ricostruzione fornita dagli investigatori: Batessa, alle 19 circa, arrivava con la moglie, a bordo di un furgoncino, nei pressi dell’Atm. lasciavano il veicolo parcheggiato e si allontanavano per alcune ore. Dopo mezzanotte, Batessa tornava sul posto con la sua Alfa Romeo, lasciava l’auto, prendeva il furgoncino e attendeva il segnale di un dipendente complice, Placido Fumia. Questi lo faceva entrare nell’autoparco,gli faceva affiancare il furgone agli autobus e insieme travasavano il gasolio dai servatoi dei mezzi Atm ai bidoni trasportati da Batessa.
Al mattino, nel piazzale di Santa Lucia sopra Contesse- sempre a detta degli investigatori – apriva il “mercato del carburante sottocosto” per parenti, amici e fedelissimi Atm. Il tutto è stato filmato dalla Digos, che ha pure ricostruito il ruolo, fondamentale per la banda, di Fumia. Secondo l’accusa, infatti, il dipendente, nelle notti in cui avvenivano i furti, si occupava da solo della portineria, servizio che si preoccupava di ottenere proponendo, a volte, il cambio ai colleghi.
Il danno prodotto all’azienda sarebbe di oltre 250mila euro.
Sono 11 i componenti della “Banda del Gasolio” raggiunti stamani da misura cautelare. Altri 16 sono indagati. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di numerosi furti aggravati ai danni dell’azienda municipalizzata ATM, e di ricettazione.
E’ carcere per: Placido Fumia, 56 anni dipendente ATM al servizio di guardia, e Giovanni Badessa, 49 anni. Domiciliari per: Giuseppa Urbino, moglie di Badessa, 47 anni, Venero Rizzo, 51 anni. Obbligo di dimora nel comune di Messina per Rosario Allegra, 53 anni, dipendente Atm addetto all’impianto di distribuzione. Obbligo di presentazione alla P.Ga per Antonino Siracusano, 40 anni, Antonino Pandolfino, 49 anni, Letterio Lucà, 34 anni, e Mohamed Jarib, 36 anni.
( nella foto Placido Fumìa)
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