La Capitaneria di Porto di Milazzo ha sequestrato gli impianti di trattamento delle acque reflue ‘Tap’ e ‘Taz’ della raffineria di Milazzo. La decisione è del Gip di Barcellona , nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento della rada e delle costa di levante milazzese. Inchiesta che vede coinvolti alcuni dirigenti e funzionari della Raffineria che, per l’accusa, avrebbero “omesso di adottare tutte le procedure d’emergenza previste per evitare lo sversamento in mare di oltre 61 metri cubi di sostanze idrocarburiche” che sarebbero tracimante dagli impianti ‘Taz’ e ‘Tap’. Le indagini, coordinate dai sostituti procuratori Fabio Sozio e Giorgio Nicola, avrebbero stabilito che gli impianti non sarebbero dotati di un sistema automatico di allarme per il troppo pieno, né di un sistema automatico di convogliamento dei reflui nei serbatoi di stoccaggio. Inoltre, su un verbale della Capitaneria, redatto durante un controllo dal Comitato tecnico regionale, si evidenziano numerose criticità attualmente presenti all’interno della raffineria. Dall’accertamento era emerso, infatti, che “in caso di alluvioni, sisma o incendi parte degli impianti della Ram non sarebbero del tutto sicuri”.
E l’inchiesta trae spunto proprio dall’alluvione del 22 novembre 2011, quando quel territorio registrò la presenza in mare e lungo la costa di vaste chiazze di probabile origine idrocarburica. Le indagini seguite avrebbero accertato che- scrive l’accusa:”i fatti contestati sono stati resi possibili perché gli impianti della Raffineria non sono risultati conformi, né ai progetti a suo tempo predisposti, né alle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia)”.
Secondo i periti nominati dall’accusa, inoltre, gli eventi non si potevano ricondurre all’alluvione perché, se fossero stati rispettati tutti i parametri previsti, non ci sarebbe stato alcun bisogno di effettuare uno sversamento di sostanze altamente inquinanti e nocive in mare.
I reati contestati sono: disastro ambientale colposo, smaltimento illecito di rifiuti, effettuazione di scarichi industriali senza autorizzazione e violazione delle prescrizioni dell’Aia concernenti i controlli automatici e la conservazione dei dati.
L’attività della raffineria, nonostante il sequestro, nell’attesa che si proceda alla messa in sicurezza degli impianti, prosegue a garanzia dell’occupazione e della produzione. Il GIP ha nominato un custode degli impianti al quale ha affiancato, come coadiutore del custode, il direttore generale della Ram.
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