Il modo in cui percepiamo la città, Messina, cambia in base al luogo in cui ci troviamo, si trasforma in base alle nostre esperienze, viene influenzato dai suoni, dagli odori, perfino, dalla luce: da questo assunto parte la ricerca di dottorato in Scienze Cognitive di Giovanni La Fauci. Architetto, rientrato a Messina nel 2006, Giovanni ha sempre avuto interesse per questo tipo di dati, che mettono in relazione un luogo con un individuo.
«Questa ricerca – ci racconta Giovanni – viene fuori da un progetto, dedicato alla paura, sviluppato nel 2014 da Licia Lipari, Antonio Tramontana e Pier Luca Marzo, che si occupano come sociologi urbani e dell’immaginario, di ricerca umana e sociale. Da qui, quindi, Mental Urban Maps, che prenderà forma una volta elaborati i dati raccolti dal sondaggio». Online, infatti, troverete LUP Messina (Laboratorio Urbano Permanente) che sta già somministrando un sondaggio a cui possono partecipare tutti. L’obiettivo è di costruire una mappa della città distante però dalla tradizionale cartografia.
Messina percepita
Si parte da come ci spostiamo all’interno del perimetro della città e quale luogo di Messina, per associazione di idee, ci viene in mente quando parliamo di degrado o bellezza, o ancora silenzio o passeggiata. «L’intenzione – dice ancora Giovanni – è di ricostruire dinamiche mentali degli abitanti, lontane dalla restituzione cartografica. Carte immaginali, che pescano le percezioni di chi abita la città. Da qui ci siamo posti il problema degli open data con quelle che sono delle percezioni ancorate all’idea di luogo».
Il luogo non è però solo la dimensione tracciata all’interno dello spazio, percorribile: è tutto quello che si innesca dal nostro divenire all’interno dell’urbano. LUP Messina è quindi una prima fase di ricerca per rilevare l’ effervescenza immaginativa, l’intersezione tra dato duro e dato molle (esperienze e vissuto). «Molti – aggiunge Giovanni – si aggrappano a una rappresentazione sociale ma magari non sono mai andati in quel posto. La ricerca si allinea con quello che succede in giro per il mondo. La dimensione civica non è solamente quella progettuale, stabilire dove fare una strada o quanto costa. La dimensione civica è quella che percepiamo».
Il sondaggio
In questo lavoro, Giovanni La Fauci oltre a rifarsi alle sue esperienze e al confronto con Pier Paolo Zampieri, autore di “Esplorazioni Urbane: urban art, patrimoni culturali e beni comuni”, (in foto, la strada di Maregrosso, oggetto delle indagini di Zampieri), rilegge anche lo studio affrontato da Kevin Lynch, urbanista e architetto statunitense, autore de “L’immagine della città”, pubblicato nel 1960. «Questo studio – racconta Giovanni – è diventato un testo fondamentale, che ricostruiva le mappe urbane dalle strutture mentali. È nato così un patchwork, che ha spalancato una finestra enorme che ogni paese ha recepito in modo diverso».
Il sondaggio elaborato da Giovanni La Fauci è diviso in sezioni diverse, nella prima parte fornisce delle parole che esprimono delle qualità riferibili a un luogo; nella seconda si occupa degli stili di orientamento degli abitanti, in base, chiaramente, alla loro personale esperienza. Perché queste ricerche sono importanti? Perché possono contribuire alla ridefinizione di spazi urbani e sociali: pensate, per esempio, al confronto pubblico dedicato al waterfront di Messina. Ma non solo, questo tipo di indagini servono anche a ripensare ai linguaggi artistici; per esempio, la land art che alla fine degli anni ’60 ha superato i limiti della pittura e della scultura per concentrarsi sui concetti di spazio, luogo e di individuo dentro la natura.
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