Amministrative 2018, Messina. Proseguono, fino agli ultimi giorni di questa accesa campagna elettorale, gli scontri tra i candidati alla carica di sindaco. Protagonisti dell’ultimo botta e risposta sono Cateno De Luca e Gaetano Sciacca che abbandonano qualsiasi confronto sui programmi e spostano la discussione sul fronte giudiziario, dichiarandosi pronti a parlarne in Tribunale.
A scatenare la polemica, che va avanti ormai da una decina di giorni, sono state le affermazioni di De Luca rilasciate, secondo quanto riportato da Sciacca, durante uno dei suoi comizi in merito al candidato del Movimento 5 Stelle.
In risposta l’ex capo del Genio Civile Gaetano Sciacca, in una nota stampa di ieri, ha messo sotto accusa le strategie elettorali dell’avversario: «Il deputato regionale Cateno De Luca continua la sua campagna diffamatoria con le consuete provocazioni intimidatorie che lo hanno da sempre contraddistinto. Probabilmente ha confuso la città di Messina con un ovile e non riesce a discernere fra un confronto civile e una faida fra clan».
Ma non è solo la campagna elettorale ciò che viene contestato in una lunga nota di denuncia del candidato pentastellato, che punta l’attenzione sulle vicende processuali di De Luca: «Famoso per i suoi siparietti da avanspettacolo in mutande o con le pecore, è stato condannato nel 2017 dalla Corte dei Conti per danno erariale e deve rimborsare più di 13.000 euro per spese di alberghi e altri acquisti per la sua segreteria politica».
Ma non solo, ha aggiunto: «Il Tribunale di Messina ha accertato a suo carico, in primo grado, i reati di falso, induzione indebita e abuso edilizio per le costruzioni realizzate con il contratto di quartiere di Fiumedinisi – ha chiarito Sciacca. Reati dichiarati prescritti solo per il superamento dei limiti di legge. Ricordiamo, inoltre, che la procura di Messina ha presentato ricorso contro la sentenza di primo grado che ha assolto Cateno De Luca da due degli otto capi di imputazione per i quali era sotto processo: fatti che per l’accusa configurano appieno gli abusi commessi da sindaco di Fiumedinisi».
Gaetano Sciacca riporta, quindi, lo sguardo sugli elettori: «La società civile è messa di fronte a una scelta – ha spiegato – da una parte un progetto politico serio, rappresentato da una persona per bene; dall’altra il circo di Cateno De Luca, uno che ritiene di poter fare e dire impunemente tutto ciò che crede, perseguendo solo i suoi interessi personali».
«Accetto ben volentieri la sua richiesta di un confronto. Non si terrà però in piazza, con dinamiche da Far West tanto care a De Luca, ma nelle aule di un Tribunale – ha concluso il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle. Gli concedo anche il vantaggio di giocare “in casa”, in un luogo che suo malgrado conosce molto bene».
La risposta di Carlo Taormina, legale di De Luca
Alle accuse dell’ex capo del Genio Civile risponde punto per punto il legale di Cateno De Luca, Carlo Taormina che ha così esordito tramite pagina Facebook: «Gaetano Sciacca dovrebbe anzitutto pensare al processo penale a suo carico per falsa testimonianza e calunnia tuttora pendente in seguito a denunzia presentata dall’onorevole Cateno De Luca».
«Quanto alla sentenza pronunciata dal Tribunale di Messina nei confronti dell’on. De Luca, dallo stesso immediatamente appellata, va precisato che non esiste situazione per la quale possa darsi decadenza dalla carica di sindaco perché nella peggiore delle ipotesi tutti i fatti contestati sono prescritti. In secondo luogo, non corrisponde a verità sul piano giuridico e su quello della motivazione della sentenza che siano state accertate responsabilità dell’on De Luca».
«La sentenza stessa – prosegue il legale di Cateno De Luca – prende atto che, se non fosse scattata la prescrizione, avrebbe dovuto assolvere il deputato, cosa che non sarebbe stato possibile fare essendovi prova di innocenza ma non prova evidente di innocenza. Sciacca, poi, dovrebbe sapere che la applicazione della prescrizione non può mai significare accertamenti di responsabilità, giacché il suo intervento impedisce la acquisizione di qualsiasi prova. Al di là di tali puntualizzazione, va sottolineato che la sentenza del Tribunale di Messina ha attribuito a merito dell’ex sindaco di Fiumedinisi di aver con il contratto di quartiere effettuato una azione politica di grande momento nella logica di sottrazione della cittadina al degrado ambientale in cui era caduta per le malefatte delle precedenti amministrazioni. Quanto ai pretesi comportamenti vessatori cui si riferisce Sciacca e dei quali si sarebbe reso protagonista l’on De Luca in relazione alla realizzazione del contratto di quartiere, tutti comunque prescritti pure in presenza dell’appello della procura di Messina, va evidenziato che essi sono stati espressamente smentiti dalla sentenza di assoluzione perché, accertato in fatto che era stato proposto a due cittadini di accedere alla cessione volontaria di loro immobili in luogo della espropriazione per pubblica utilità, ciò, non solo fosse previsto dalla legge,ma era accaduto quando la procedura di espropriazione di quei terreni era già in corso. Per questa ragione,proprio per quello che afferma la sentenza,l’on De Luca ha interposto appello».
«L’on De Luca – conclude l’avvocato Carlo Taormina – assicura a Sciacca che si adopererà nelle forme di legge affinché l’autorità giudiziaria provveda alla sua incriminazione per falsa testimonianza e calunnia; e mentre provvederà a sporgere querela per le false dichiarazioni contenute nel comunicato cui qui si risponde, è il caso che l’opinione pubblica sappia che, a proposito delle difese spondali realizzate dall’on De Luca a Fiumedinisi sottraendo il paese al ricatto delle alluvioni è stato assolto dal Tribunale di Messina perché il fatto non sussiste e sul punto la sentenza non è stata appellata dalla Procura».
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