Arresti domiciliari per l’ingegnere Giuseppe Chiofalo

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Abuso d’ufficio e concussione sono i reati contestati all’ingegnere messinese Giuseppe Chiofalo, 54 anni, ex capo dell’Ufficio tecnico del Comune di Vittoria, arrestato dalla Squadra Mobile di Ragusa e ristretto ai domiciliari nella sua abitazione di Messina.

Secondo l’accusa, il professionista “convinceva” chi si rivolgeva al Comune per ottenere concessioni edilizie, a rivolgersi ad un ingegnere del suo studio di Catania, intascando ingenti somme di denaro. Attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, gli inquirenti hanno potuto ricostruire quanto accadeva. E’ emerso, ad esempio, il caso di una donna, che Chiofalo avrebbe convinto a cambiare ingegnere per presentare un’istanza al Comune di Vittoria, affidandosi al suo studio di Catania. La pratica poi, secondo l’inchiesta della Procura, sarebbe stata eseguita da una giovane praticante, e protocollata  proprio da Chiofalo, che avrebbe anche incassato quasi tutta la parcella del lavoro eseguito dalla giovane collega.

A Chiofalo viene contestato anche  l’abuso d’ufficio per avere fatto arrivare, tramite operai del Comune, a un suo amico professionista, un’autobotte d’acqua senza rispettare la lista di priorità. l’ingegnere è indagato anche per falsa attestazione, utilizzo di stemmi identificativi di un corpo di Polizia, millantato credito e usurpazione di titoli per avere usato lampeggianti e una paletta di servizio delle forze dell’ordine con la sua auto, senza averne titolo, e spacciandosi per segretario particolare di un parlamentare, col quale aveva avuto rapporti, ma che erano interrotti da anni.

Nell’ambito dell’inchiesta sono state sequestrate al Comune di Vittoria, diverse pratiche che erano state curate dall’ingegnere, prima di essere allontanato dall’Ente. Il professionista, infatti, era già stato rimosso dall’incarico di dirigente tecnico, per comportamenti irregolari.

Nel dicembre 2015, Chiofalo fu assolto nell’ambito del troncone del processo scaturito dalla maxi-inchiesta sugli appalti della ferrovia Circumetnea, seconda stazione appaltante in Sicilia dopo l’Anas. Era imputato insieme all’imprenditore catanese Enrico Maltauro per corruzione aggravata. Sostennero al tempo gli inquirenti che Maltaruro aveva corrisposto a Giuseppe Chiofalo, capo della segreteria tecnica del sottosegretario ai Trasporti Raffaele Gentile, “una somma di denaro trasmessa a mezzo bonifico bancario sul conto corrente appositamente aperto da Chiofalo a nome del centro studi Cetras, e dalla società Ambiente e Sicurezza, quale prezzo della disponibilità dello stesso Chiofalo a favorire il gruppo Maltauro”. Il processo a loro carico si concluse con un nulla di fatto: assolti entrambi. Chiofalo, con trascorsi politici nel Psi, ebbe, tra tanto altro, nel 2012, anche l’incarico di esperto del consiglio superiore dei lavori pubblici.

 

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