“Capire se e cosa si potesse fare non ha senso, purtroppo sono morti dei miei colleghi, questo è quello che conta“. Sigaretta fumata nervosamente e viso provato, ecco il commento secco di un operaio della Siremar, che ieri sera si aggirava nei pressi del portellone d’ingresso della nave Sansovino, dove si è consumata la tragedia costata la vita a tre persone, ma si teme che altre possano aggiungersi all’ elenco.
Il freddo pungente della sera, al Molo Norimberga, non smorzava il clima di dolore che si respirava a poche ore da un fatto che ha già suscitato dolore in tutta la città. Sembra difficile immaginare che la semplice operazione di pulizia di una cisterna, magari effettuata dalle stesse persone più volte, potesse, in una sera qualunque, risultare fatale: i marittimi vi sono precipitati dentro, storditi dal gas.
C’era un gran numero di persone, ieri sul molo; per arrivare alla nave occorreva superare delle rotaie e un piccolo muretto e lì iniziavano ad esserci i mezzi dei Vigili del Fuoco e della Capitaneria di Porto. Al portellone d’accesso alla Sansovino, un filo di nylon bianco e rosso transennava l’area: faceva capire che è vietato l’accesso per i non addetti.
All’esterno c’era ancora qualche giornalista a tarda sera, che tentava di carpire qualche informazione in più, magari scambiando quattro chiacchiere con due Vigili del Fuoco non ancora a bordo della nave. Al di là del nylon si respirava un clima febbrile, con un continuo via vai di operai con la tutta blu della Siremar o con la divisa dei Vigili del Fuoco. In fondo si vedeva un gruppo di uomini, alcuni con la divisa della Capitaneria di Porto, che parlavano. Tutti avevano dolore e sgomento impresso sul volto. Scenario surreale per una tragedia destinata a lasciare il segno.
Una tragedia che ha scosso la città, la città che sui giornali on line, sui social, cercava notizie, voleva sapere, in tempo reale cosa fosse accaduto, quante erano le vittime. E poi le informazioni errate sul numero dei morti ( fonti ufficiali avevano detto che erano 4 le vittime) e la corsa alla smentita: sono 3 e non 4 i marittimi che non ce l’hanno fatta..
Stamani, a 20 ore dalla tragedia, è ancora vivo il quarto uomo, stabili le sue condizioni. Messina prega per lui.
Antonio Macauda
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