Grazia Capone, messinese, ma residente da molti anni sulla costa saracena, a Gioiosa Marea, cantautrice, web maker, saggista ed autrice in svariati campi d’interesse (attualmente fa parte dello staff di Omnianews web TV), ha collaborato per molti anni con il gruppo di etno-pop dei Velut Luna, e con Salvo Nigro già Taberna Mylaensis. L’autrice, con questo libro dedicato al “Colonnello” (il cosiddetto bandito aveva gradi militari) Salvatore Giuliano, si cimenta in uno interessante ritorno al passato, per riscoprire un pezzo fondamentale della storia siciliana, che ci è stata, letteralmente, fatta sparire dalla memoria.
Lo sbiancamento della memoria è stato suggellato con ben due segreti di stato che verranno disvelati – forse- soltanto nel 2016. Il primo segreto riguarda una strage ancora oggi molto presente nel ricordo collettivo: la strage di Portella, ed il secondo riguarda la stessa morte del “bandito”, su cui esiste una versione ufficiale, semplicemente vergognosa, per via delle manipolazioni evidenti.Il libro, scritto in modo molto scorrevole, fatto di capitoli che possono essere percorsi facilmente anche in modalità non cronologica, è una cura per la memoria, perché presenta fatti, e documenti ufficiali, le stesse lettere di Giuliano, che ricostruiscono una storia diversa da quella che ci hanno tramandato. Diventa quindi quasi un piacere, scoprire, prima che il segreto di stato possa essere svelato, quali siano state le connessioni, che cosa è realmente accaduto, tra il 1943 e il 1950, nella nostra amata Sicilia.
Insieme all’autrice, sono intervenuti prestigiosi protagonisti nel campo politico e storico del nostro territorio: Serafina Palminteri già coordinatrice Lega Donne Siciliane e oggi Coordinatrice provinciale di Agrigento di Sicilia Nazione, e Giuseppe Sciortino Giuliano, scrittore ed indipendentista di Montelepre, nonché diretto discendente – nipote – del cosiddetto “Bandito” Salvatore Giuliano.
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