Vittoria piena, in Cassazione, per l’ex comandante del nucleo Tutela del Territorio, Aldo Bruzzano, arrestato lo scorso ottobre per ricettazione in concorso, peculato, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. Una serie di accuse che la sesta sezione penale della Suprema corte ha giudicato non valide per la restrizione ai domiciliari, annullando l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Antonino De Marco e successivamente confermata dal Tribunale della Libertà.
Quella su Bruzzano fu inchiesta che ebbe molto clamore in città per la notorietà dell’indagato. L’ex responsabile della sezione ambientale dei Vigili Urbani, secondo quanto avevano stabilito le indagini dei carabinieri, era accusato di avere effettuato parecchi spostamenti per motivi privati sull’auto di servizio. Che per regolamento va usata soltanto nell’esercizio delle funzioni.
Inoltre -sostennero gli investigatori- aveva “chiuso un occhio” su qualche abuso edilizio. In particolare,in una relazione di servizio, relativa ad un sopralluogo effettuato, Bruzzano- sempre secondo accusa – aveva attestato l’avvenuta sanatoria ed omesso di segnalare le successive modifiche apportate all’immobile. L’accusa di ricettazione era relativa al ruolo di Bruzzano nella società di compro-oro Carpe Dieme, della quale – a detta degli inquirenti – Bruzzano sarebbe stato socio ed amministratore occulto.
Tutte ipotesi di reato alle quali, in sede di interrogatorio, l’ex commissario fornì giustificazioni. Oggi la Cassazione annulla l’ordinanza che lo aveva ristretto agli arresti domiciliari.
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