Con una cadenza mensile, a Barcellona e dintorni si uccide. La terza vittima di quella che appare una guerra di mafia si chiamava Nicola Di Stefano, 23 anni, pastore di Montalbano Elicona, figlioccio di Tindaro Calabrese, il boss ritenuto a capo del clan dei Mazzarroti. Una esecuzione spietata, la sua, come quella di Giovanni Isgrò, avvenuta l’1 dicembre scorso, e di Giovanni Perdichizzi, assassinato un mese dopo, il 31 dicembre. Colpito in pieno petto Isgrò, alla nuca Perdichizzi, in faccia l’ultima vittima, Nicola Di Stefano, morto nelle sue campagne di Montalbano, nel tardo pomeriggio di ieri, in contrada Pavarina.
Stavolta un delitto senza testimoni: era solo Nicola ad accudire le pecore. Il cadavere è stato scoperto dai familiari, che preoccupati del mancato rientro a casa del ragazzo, alle 21, lo hanno cercato, prima attraverso cellulare, poi, visto che non rispondeva, padre e amici lo hanno cercato lì, dove poteva essersi attardato, in campagna. Hanno visto prima il fuoristrada della vittima, poi il cadavere, con il volto devastato da una fucilata.
Sul posto gli uomini del Ris e i carabinieri. Con la terza vittima nello stesso comprensorio in soli due mesi le indagini puntano sulla riapertura di una guerra di mafia. Nicola Di Stefano era un “quasi” incensurato: a suo carico solo un piccolo precedente penale per rissa e lesioni.
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