A seguito della vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto l’avvocato penalista messinese Francesco Traclò, con l’accusa di concorso in favoreggiamento personale e tentato favoreggiamento reale, con l’aggravante di aver agevolato il clan mafioso di Mangialupi, la Camera Penale si schiera compatta a favore del collega. Ad essere messa in discussione è la gogna mediatica a cui è stato sottoposto un professionista che — secondo la Camera penale — ha esercitato sempre in maniera dignitosa.
«Preso atto della divulgazione, ad opera della stampa locale — si legge nella nota della Camera Penale —, della notifica, all’avvocato Francesco Traclò, di un avviso di conclusione delle indagini preliminari per il reato di favoreggiamento; pur non ritenendo di poter esprimere giudizi di merito in ordine allo specifico addebito mozzo al professionista; manifesta solidarietà incondizionata, accompagnata da sentimenti di stima umana professionale nei confronti del collega. Detta divulgazione impone, ad avviso del direttivo della Camera penale , di segnalare l’inopportuna gogna mediatica cui è stato esposto uno dei più prestigiosi penalisti del Foto messinese, con alle spalle una carriera quasi cinquantennale esercitata sempre con grande decoro e dignità: gogna mediatica resa possibile dalla violazione del segreto procedimentale come, d’altronde, accaduto in passato anche con riferimento ad altri professionisti.
Nella totale incuranza, infatti, dei danni derivanti alla reputazione e all’onore del collega, è stata data pubblica risonanza ad una inchiesta giudiziaria ancora in corso di approfondimento, attraverso la divulgazione agli organi di informazione della notizia relativa all’emissione dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari con trascrizione integrale dei capi d’imputazione, a dispetto della funzione di garanzia di siffatto atto che, è noto, ha quale esclusiva finalità quella di consentire soltanto al soggetto interessato di prendere cognizione dei risultati delle indagini svolte nei suoi confronti e , conseguentemente, di predisporre la propria difesa nei modi consentiti dalla legge, prima dell’eventuale esercizio dell’azione pensale da parte del Pm.
Appare soprattutto inquietante che la notizia abbia riguardato anche la richiesta, non accolta, di applicazione della misura della custodia cautelare; circostanza, questa, non evincibile dalla sola lettura del suddetto avviso. Nel rinnovare la stima e la solidarietà all’avvocato Traclò — conclude la nota —, il direttivo, interpretando il pensiero di tutti i penalisti iscritti alla Camera penale di Messina, è certo che il collega riuscirà, in tempi brevi, a dimostrare la trasparenza del proprio operato e, quindi, l’infondatezza delle accuse».
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