Foto di Matteo Sciotto

Elezioni Regionali. Sciotto: «Non offriremo né carriere da primario né posti all’Università di Messina»

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Elezioni Regionali. Matteo Sciotto, candidato del Partito Democratico all’Ars (Assemblea Regionale Siciliana) ha sottolineato l’importanza delle prossime Regionali del 5 novembre sia per il PD che in vista delle future politiche 2018.

«Sono fermamente convinto del fatto che queste elezioni regionali rappresentino il vero Congresso provinciale del PD di Messina, con buona pace del rituale del tesseramento e delle primarie su cui, per amore di Patria, evito di fare ogni commento».

«Il 6 novembre – ha proseguito Sciotto – non avremo solo l’esito dei rapporti di forza tra i partiti e le coalizioni, ma avremo anche un dato certo sui rapporti di forza interni al partito. Non è questione di poco conto: non si trascuri il fatto che siamo tutti attesi sulla soglia dei seggi elettorali per valutare quale vantaggio, o quale danno, abbia portato in termini numerici il cosiddetto rinnovamento».

«Siamo quindi tutti chiamati a un grande sforzo per dare il massimo. E il modo migliore per farlo – ha affermato – è impegnarsi in prima persona. E la stessa passione che mi ha spinto all’impegno amministrativo ieri, mi porta oggi ad affrontare una sfida elettorale non facile, ma per questo motivo ancora più entusiasmante. Con questa squadra puntiamo oggi a conquistare la fiducia di chi è ormai stanco di vedere sempre le stesse facce e di ascoltare ancora promesse vane».

«C’è un altro aspetto – ha aggiunto – non meno importante legato al risultato del 5 novembre. Quale forma di partito vogliamo che prevalga? Quella un po’ retrò di chi c’era prima, c’è ancora e mai se ne vorrebbe tornare a casa? Potremmo definirla l’usato sicuro. Quella più arrembante di chi vuole, magari legittimamente, dare l’assalto a una nave che sembra in balìa delle onde per impadronirsene e condurla verso chissà quali lidi? Potremmo paragonarla a un’auto di grossa cilindrata ingombrante ed inquinante. Noi tutti abbiamo un’idea diversa. Vogliamo semmai essere un’auto elettrica, nuova ed innovativa. Noi puntiamo a creare un partito fatto di uomini e donne, liberi e forti, che scelgono di stare insieme perché uniti da ideali comuni e non da interessi comuni, legati da una forte volontà di rinnovare il partito e le istituzioni. Noi vogliamo un partito senza padrini e senza padroni! A chi condivide questa idea rivolgiamo il nostro appello al voto. Con una doverosa avvertenza: a chi decide di sostenerci non abbiamo da offrire né carriere da primario, né concorsi all’Università, né imbarchi trimestrali sulle navi, né altre utilità… ma possiamo garantire il nostro impegno nell’interesse generale, la nostra fattiva partecipazione ad un progetto politico che vada al di là delle elezioni regionali continuando fino alle prossime elezioni amministrative ed oltre».

«Non credo che alcuni notabili del PD messinese accoglieranno questa sfida. Mi riferisco ai consiglieri comunali del PD di Messina ai sottogovernisti ed ai tanti generali senza truppe. Hanno forse paura di contarsi ma soprattutto di scontrarsi e continueranno a vivacchiare nell’ombra. Ma dopo il 5 novembre ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità. Non consentiremo più a nessuno di giocare a fare il leader senza voti e senza idee».

«Messina – ha detto il candidato del PD – è una città scartata da alcuni, non tutti per fortuna, strumenti di programmazione più innovativi. È colpa di chi ha rappresentato questa città a tutti i livelli? Certamente sì, ma dobbiamo chiederci perché questo sia potuto accadere. Io sono convinto che sia accaduto e potrà succedere ancora perché nella formazione della classe politica e dirigente di questa città e di questa provincia ci sono autentici blocchi che impediscono ai migliori di emergere in tutti i campi ed in tutti i settori, non ultimo in quello politico».

«Noi vogliamo impegnarci per rimuovere questi blocchi e per far saltare questi sistemi, a cominciare dall’interno del nostro partito. Solo così potremo creare le condizioni per consentire a Messina di uscire dal degrado ed alla sua classe dirigente e politica di essere presentabile e competente. Sarà un duro lavoro, e non sarà breve, ma qualcuno – ha concluso – deve cominciare a farlo seriamente. E noi vogliamo essere questo qualcuno».

 

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