Semafori in tilt: spunta l’ipotesi di sabotaggio

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L’ipotesi del sabotaggio era già stata valutata, in Consiglio comunale quando, nel luglio 2016, i semafori si guastarono simultaneamente, provocando una situazione simile a quella degli ultimi tre mesi. Oggi è il consigliere comunale Libero Gioveni a riproporla, a seguito dell’incidente avvenuto, ieri, all’incrocio tra la via Santa Cecilia e il viale San Martino, causato proprio dal malfunzionamento dell’impianto semaforico.

Il Consigliere suggerisce, agli organi di competenza, di fare degli accertamenti sulla vera causa del guasto che sta, palesemente, mettendo in pericolo l’incolumità dei cittadini: “Nessuno vuole accusare nessuno – precisa – né tanto meno posso pensare che in giro ci siano delle menti folli o diaboliche che, chissà per quale astruso motivo, rischino di compromettere la sicurezza pubblica o addirittura mettere a repentaglio delle vite umane; ma ciò che sta accadendo in modo anomalo già da diversi mesi (se si considerano anche gli episodi dell’anno scorso), merita certamente degli approfondimenti, sia interni che, a questo punto, “esterni”. D’altronde, visto che a questi miei dubbi il dirigente del Dipartimento mobilità urbana, Mario Pizzino, aveva ammesso in Commissione, il 4 luglio 2016, di averli avuti anch’egli per la troppa casualità e simultaneità delle anomalie registratesi in moltissimi semafori, ritengo che avviare un’indagine tecnica e amministrativa da parte del Dipartimento non debba affatto far gridare allo scandalo, anzi diventi un atto di rispetto nei confronti della cittadinanza che continua a rischiare sulla propria pelle le inadempienze di qualcuno. Attendiamo ancora, quindi,  che le promesse dell’assessore Gaetano Cacciola sul ripristino di tutti gli impianti guasti vengano mantenute, fermo restando che anche quando la manutenzione sarà completata e il servizio darà del tutto regolarmente funzionante, ritengo che quanto vergognosamente accaduto, come purtroppo avviene spesso in questa città, non debba passare tutto nel dimenticato”.

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