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Pronto soccorso Piemonte: arriva la proroga e intanto i costi lievitano

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Una proroga che sa tanto di agonia prolungata. Nella giornata di ieri l’assessore regionale alla Sanità Baldo Gucciardi ha disposto lo slittamento della chiusura del Pronto soccorso dell’ospedale “Piemonte” al prossimo 30 settembre. Un atto che assicura ancora poco più di un mese di vita all’importantissimo presidio sanitario che inizialmente avrebbe dovuto chiudere i battenti il 16 agosto così come aveva annunciato il manager Michele Vullo nei giorni scorsi. Alla fine, dalla Regione arriva la decisione di rinviare tutto al prossimo autunno. Gucciardi ha preso tempo, raccogliendo l’invito dei deputati Pdr Picciolo, Greco e Lo Giudice, supportati dai parlamentari Germanà, Formica e Rinaldi. Il Pdr esulta e auspica adesso un voto favorevole dell’Aula sul ddl 853 che prevede l’ormai noto accorpamento Irccs – Piemonte.

La fusione con il Neurolesi, secondo il Pdr, sarebbe l’unica possibilità per mantenere in vita il Pronto soccorso. Un’ipotesi che il Comitato Salviamo l’Ospedale Piemonte continua però a bocciare. “E’ falso affermare che il Pronto soccorso possa continuare l’attività dopo la fusione – spiega Renato Coletta – il Neurolesi infatti non prevede importanti unità operative come rianimazione, chirurgia, medicina generale e ortopedia. Il Pronto soccorso verrebbe declassato a un Pte per la gestione di pazienti in codice verde e bianco, i casi più gravi andrebbero a gravare sugli altri due ospedali cittadini già saturi. Finora si è assistiti a una scandalosa copertura mediatica dell’intera vicenda”.

A prescindere dagli obblighi imposti dal decreto Balduzzi sull’eliminazione dei doppioni nel campo sanitario, secondo Renato Coletta la progressiva razionalizzazione dei servizi del “Piemonte” risponde ad altre esigenze. “L’operazione di chiusura dell’importante ospedale – spiega uno dei membri del Comitato pro Piemonte – è stata pianificata da diverso tempo. Il vero obiettivo è giungere allo smantellamento della sanità pubblica in favore delle strutture private, vere e proprie risorse per alcuni politici. E’ singolare – precisa Coletta – come la deputazione regionale e nazionale non abbia richiesto deroghe in virtù dello Statuto speciale della Sicilia e della particolare conformazione geografica di Messina, città più estesa d’Italia”.

Per Coletta, la definitiva chiusura del Piemonte provocherebbe un considerevole aumento dei costi a carico del sistema sanitario regionale. “Al momento – spiega – i pazienti che giungono al Pronto soccorso della struttura di viale Europa ricevono le dovute cure e poi vengono trasferiti in altri centri sanitari della città. La maggioranza degli utenti, visto il sovraffollamento di Policlinico e Papardo, viene ricoverata nelle cliniche private. In quest’ultimo caso i costi si rilevano esosi: in regime di convenzione per un posto  letto per acuti la Regione paga 600 euro giornalieri, 400 per la riabilitazione e 250 per la fase post-acuta. E’ evidente che, chiudendo definitivamente il Piemonte i costi non possono che lievitare. Auspico che entro settembre la città possa risvegliarsi e comprendere i veri aspetti della vicenda”.

Andrea Castorina

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