“Le 5 giornate di Messina”. Parte il tour sulle tracce del risorgimento siciliano

Pubblicato il alle

1' min di lettura

Recuperare la memoria storica messinese attraverso un tour per i luoghi della città simbolo della lotta dei siciliani contro il governo borbonico. E’ questo l’obiettivo delle “5 giornate di Messina”, evento organizzato dall’associazione La Sicilia ai Siciliani. Si tratta di un percorso che partirà domani pomeriggio alle 17 da Cristo Re per arrivare fino alla Casa dello Studente di via Cesare Battisti al cui interno  ospita lo storico pozzo dove nel 1848 i  “Camiciotti” , giovanissimi volontari messinesi, si gettarono pur di non arrendersi al nemico.

Il tour è stato presentato stamane durante una conferenza stampa a Palazzo Zanca a cui hanno partecipato i promotori dell’iniziativa insieme al consigliere comunale Piero Adamo e al presidente dell’Ersu Fabio D’Amore.

 

(280)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  1. Aver voluto associare, il sacrificio di intrepidi fanciulli con il risorgimento messinese, ha di fatto, esercitato sull’immaginario delle generazioni di giovani siciliani e messinesi, la convinzione, che accadimenti storicamente fasulli, fossero stati il risultato, di un sacrificio oltraggioso per chi l’aveva commesso. Il sangue degli innocenti sarebbe ricaduto sopra i loro carnefici. In verità, quello che si paventava come il risultato di una carneficina, era un fatto di guerriglia bella e buona.

    Non semplici giovani volontari, imbelli ed innocenti, ma reparti di fanteria siciliana, conosciuti ed inquadrati in un vero esercito di resistenza. I camiciotti, cioè la fanteria leggera volontaria, nasce come corpo indipendente di rivolta a Napoli; durante il periodo in cui, i partenopei fedeli alla casa di Borbone, combattevano contro i ribelli Murattiani. Di loro viene ricordato una memoria, legata alla battaglia del Ponte della Maddalena. Erano gente di fatica e di galera, vestiti con lunghi camicioni che si scontrarono presso tale ponte, contro le truppe del generale francese Broussier il 23 gennaio 1799, respingendo in un primo momento l’esercito repubblicano. Dovendo soccombere però, contro una realtà militare molto organizzata e potente. Contemporaneamente, durante la rivolta dei moti 1847 – 48 i siciliani, alzarono i labari della ribellione, recuperando anche essi le insegne, dei reparti di fanteria di volontari, sotto l’appellativo dei Camiciotti con specifico riferimento, a fatti di guerriglia, accaduti mezzo secolo prima a Napoli.

    Seguendo la cronaca, riportata in un diario di guerra, di un insospettabile patriota italiano, Luigi Anelli che sarà pubblicata in più volumi l’anno 1864 a Milano, presso la pagina 252 del II volume, intitolato: La Storia d’Italia dal 1814 al 1863, descrive gli accadimenti, successivamente ricondotti dalla propaganda anti napoletana, associati ai camiciotti Messinesi.

    “…laonde nel mattino succedente, comparendo da ogni banda il nemico, corsero ad affrontarlo. Ma anche nei Napoletani era animo invitto ed il contrasto divenne terribile. Al convento della Maddalena per gli androni e le celle, monaci e cittadini mescolati nella zuffa pugnano e muoiono da prodi; un gruppo di combattenti serrati in mezzo ai nemici, anziché arrendersi, si travolge in un pozzo del convento.
    Cosi ché, un fatto di guerra fra truppe regie e truppe regolari dell’esercito siciliano, viene dipinto come oltraggio; un singolo episodio esercitato, dai soldati borbonici contro ignari giovani che anelavano alla Italia, in un periodo storico travagliato e glorioso”

    E in molti, abboccano all’inganno, messo su come opera di teatro drammatico, dalla censura e dalla propaganda anti napoletana.
    In realtà, i cosiddetti camiciotti siciliani, tutto erano che ignari ed ardimentosi giovanotti. Erano gente fuoriuscita dalle patrie galere pronti a tutto, che a costo della vita, ammazzavano per poco pur di evitare le carceri regie. Inquadrati in una sorta di guardia municipale, erano posti a disposizione del municipio. Così che, oltre all’esercito regolare di Sicilia, esisteva anche, una guardia di ardimentosi divisa in battaglioni denominati appunto, dei camiciotti: a Palermo ne esistevano 6 battaglioni, a Catania 4, a Messina 2 e un solo battaglione a Siracusa.

    Alessandro Fumia
    fonte: http://zancleweb.wordpress.com/2011/01/25/i-camiciotti-di-messina/

error: Contenuto protetto.