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Signorino alza gli scudi: “Piano di riequilibrio solido”

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Il vicesindaco Guido Signorino respinge al mittente le accuse sulla gestione finanziaria del Comune di Messina, soffermandosi sul piano di riequilibrio, principale obiettivo di questa amministrazione che si è sempre schierata contro il dissesto. In una lunga nota Signorino difende il proprio operato e chiarisce importanti punti.

C’è qualcuno a cui l’idea che la città di Messina possa rialzarsi ed evitare il dissesto finanziario proprio non va giù. Nessuno di questi “profeti di sventura” (li sento già dichiarare nuovamente che, no, loro sono “contrari al dissesto, ma il problema è che questo piano di riequilibrio proprio non sta in piedi: vergognatevi, dilettanti!”) ha lanciato una sola proposta per il risanamento finanziario della città nella lunga stagione della sua gestazione. Si è sempre sentito dire che le misure non vanno, ma non si è mai udito il suggerimento di una singola idea in aggiunta o in alternativa da parte degli attuali censori. Una proposta strategica in realtà è pervenuta dal gruppo Reset ed è stata lungamente e attentamente discussa, valutata, ridimensionata e accolta. Si tratta del contributo dell’ATM; all’epoca i proponenti insistevano perché venisse fissato un livello triplo rispetto all’attuale: 96 milioni anziché 31,5; più attente valutazioni aziendali hanno condotto all’attuale proposta. Adesso, i silenziosi di prima diventano loquaci ogni qual volta una nuova informazione interferisce in negativo con l’iter e la sostenibilità del riequilibrio, salvo evitare accuratamente ogni commento a ciò che invece rende più agevole la via del risanamento.

Abbiamo detto più volte che il piano di riequilibrio è “solido” perchè in esso sono previste misure “aggiuntive” o di supporto, al fine di far fronte ad eventuali minori (o nulle) realizzazioni di qualcuna delle voci indicate. La nuova legge regionale sul servizio idrico elimina la possibilità di aggiungere in bolletta una percentuale (fino al 7%) di remunerazione al capitale. È una norma che riguarda il rapporto con i distributori privati che attualmente gestiscono il servizio in alcune realtà e che ha come conseguenza anche l’annullamento del contratto quarantennale con SiciliaAcque. Occorrerà valutare il significato di ciò sulla possibilità di distribuire utili al socio pubblico, ma – è questa la lettura “pessimistica” fornita – venendo a mancare il contributo di 23 milioni previsto dell’AMAM a titolo di utile distribuito al socio, l’intero piano di riequilibrio non reggerebbe. E male, visto che il previsto incremento del prelievo fiscale sarebbe insostenibile per la città.

In realtà il piano di riequilibrio di Messina è perfettamente in grado di riassorbire anche l’eventuale scomparsa del contributo AMAM, per più ragioni concomitanti. Il paragrafo 4 del capitolo dedicato alle misure di riequilibrio prevede opportune “misure aggiuntive”, non quantificate ai fini della tabella perché in quel momento ancora in fase di attivazione. Lo scopo di tali misure è proprio quello di evitare che eventuali defaiances di singoli interventi possano porre in crisi l’intero piano di riequilibrio. È il principio economico della distribuzione del rischio tra più e diverse attività. Tra queste misure si trova il riferimento ad un intervento normativo all’epoca reclamato dall’amministrazione Accorinti sulla distribuzione del gas; il recepimento immediato della normativa nazionale consente al Comune di Messina di sospendere l’affidamento gratuito del servizio al gestore privato, reclamando da subito un contributo (calcolato in circa 700.000 Euro l’anno) e procedendo all’assegnazione in gara a titolo oneroso del servizio. La stima pervenuta dall’assessorato all’energia determina in oltre 22 milioni il contributo al piano di riequilibrio proveniente da questa misura. Come si vede, tale previsione aggiuntiva equivale perfettamente all’eventuale perdita del contributo AMAM. Ancora, sempre tra le misure aggiuntive è indicata una potenziale risorsa derivante dal contenzioso “attivo” del Comune: si tratta di crediti vantati dall’ente per i quali si attende l’esito di un giudizio, per un totale di circa 14,5 milioni di Euro.

Sia la prima che la seconda “misura aggiuntiva” si sono andate concretizzando. La legge di stabilità della Regione Siciliana (L.R. n. 9 del 7 maggio 2015), infatti, all’art. 94 modifica l’ordinamento precedente e recepisce integralmente con immediata applicabilità la disciplina nazionale sulla distribuzione del gas metano, mentre i due giudizi attivi recentemente conclusi hanno determinato maggiori riscossioni (anche rateizzate) per oltre 2,6 milioni. Allo stesso modo, l’evoluzione del contenzioso passivo e delle transazioni con i creditori conducono ad una riduzione per circa 5,5 milioni di Euro del valore della massa passiva.

Nel  complesso, dunque, il piano di riequilibrio, prima della riforma della distribuzione idrica, aveva già avuto un complessivo incremento di sostenibilità per oltre 30 milioni.

Altri piani di riequilibrio trovano attualmente difficoltà nell’attuazione perché (è il caso, ad esempio, di Napoli) avevano puntato in maniera importante sulle alienazioni; nel caso del Comune di Messina questa misura risulta già in previsione di realizzazione con la conclusione della vendita della Caserma dei Vigili del Fuoco, che garantisce oltre il 50% dell’obbiettivo, con un flusso di cassa annuale già superiore al previsto per i primi cinque anni. Quanto all’effetto “depressivo” dell’aumento dei prelievi tributari, va chiarito che si tratta di adempimenti di legge (è il consolidamento su base decennale dei minori esborsi sulla fiscalità generale dovuti alla copertura integrale dei costi per la raccolta e smaltimento dei rifiuti), mentre l’incremento di pressione ha luogo sull’evasione fiscale (l’obiettivo di 2 milioni per anno è “iperrealistico” e punta a destinare al bilancio le ulteriori risorse della lotta all’evasione) e sulle rendite, nella città d’Italia che ha il più elevato scarto tra i valori di mercato e i valori di rendita: il 267% di differenza, contro il 19% di Pordenone! La revisione delle microzone è un obiettivo di equità, prima che di riequilibrio.

Ma i margini di elasticità del piano non si limitano a queste valutazioni. Anzitutto, il piano prevedeva che ulteriori risorse potessero provenire da altre misure (es.: efficientizzazione della vendita degli alloggi ERP e della gestione dei fitti attivi), su cui l’ente è impegnato e su cui sono in previsione interventi anche in termini di infrastrutturazione informatica; in secondo luogo era già prevista la possibilità di destinare al piano di riequilibrio le maggiori economie sul costo del personale (cfr. Misura 2, azione 2.1 del piano di riequilbrio). Attualmente il Sindaco sta agendo (avendo già su questo punto incontrato prima di ferragosto il Presidente Crocetta) al fine di evitare che tali economie vengano “ciecamente” assorbite dalla Regione con minori trasferimenti, affermando il principio che, come i Comuni con dissesto conclamato, anche i Comuni che si trovano nella procedura del riequilibrio non possono essere considerati “in equilibrio finanziario” e che, per tale ragione, tutti i risparmi sul personale debbano essere mantenuti a vantaggio degli enti. Infine, il piano stesso prevede l’istituzione di fondi per la copertura da “rischi straordinari”, che assorbono le risorse regionali (L. R. n. 5/2014) e nazionali (D.L. 78/2012 e 90/2014); pur riducendo le previsioni di tali risorse anche per 25 milioni, resta una dotazione di oltre 30 milioni per il “fondo rischi straordinari”, mentre la maggior capacità del Comune di resistere in giudizio avrà con ogni probabilità l’effetto di ridurre l’esposizione potenziale da dover coprire.

Insomma, come già detto, non posso che ripetere che il piano di riequilibrio del Comune di Messina è solido, perché, ancorchè costruito in costanza di un quadro normativo che può sempre variare, è stimato con criteri di prudenzialità e dotato di ampi margini di flessibilità interna.

 

 

 

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