Lucy Fenech

Sfiducia illegittima? I dubbi della Fenech sull’operato di Le Donne

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Doveva essere il giorno in cui i capigruppo avrebbero dovuto fissare la data del consiglio straordinario per discutere la mozione di sfiducia, invece questa decisione verrà presa solo tra pochi giorni. Nella riunione odierna si è consumato lo scontro tra il capogruppo di Cambiamo Messina dal Basso, Lucy Fenech, e il Segretario Generale, Antonio Le Donne, scontro che ha avuto come oggetto del contendere la legittimità dell’atto che potrebbe sancire la fine dell’amministrazione Accorinti.

Qualche giorno fa lo stesso Le Donne, una volta preso atto del raggiungimento della sedicesima firma utile per portare la mozione di sfiducia in aula, ha fatto partire l’iter in collaborazione con l’ufficio di presidenza fissando tra il 29 gennaio e il 18 febbraio il periodo utile per la discussione dell’atto, così come previsto dalla normativa. Oggi però è arrivato l’attacco del capogruppo “accorintiano”, che ha messo in discussione la legittimità di una mozione di sfiducia originariamente presentata e firmata, lo scorso mese di luglio nell’ufficio di segreteria, dagli ex consiglieri dell’Udc (Mario Rizzo, Franco Mondello, Andrea Consolo, Mariella Perrone e Libero Gioveni) e da quelli del Nuovo Centrodestra (Daniela Faranda e Nicola Crisafi).

Per sette mesi l’atto è rimasto fermo al palo fino alla corsa alla firma dell’ultimo mese, un iter che ha portato la Fenech ad avanzare dei dubbi sulla validità di una mozione di sfiducia che comunque, secondo la consigliera comunale, dev’essere votata al più presto per evitare che la città entri in una pericolosa paralisi amministrativa.

Anche i capogruppo Carlo Abbate e Angelo Burrascano hanno avanzato numerosi dubbi, addirittura l’esponente del Megafono ha chiesto il parere del collegio di difesa. Il problema è anche di carattere politico perché una sfiducia presentata lo scorso mese di luglio racchiude delle motivazioni ormai ritenute superate, come i ritardi nella presentazione dei bilanci.

La paura è quella di votare un atto non pienamente cristallino e che possa essere ritenuto illegittimo in caso di ricorso, magari quando si è a un passo dalle elezioni gettando ulteriormente la città nel caos. Le Donne ha ribadito come il suo operato sia stato in totale difesa degli interessi dell’Ente e nel rispetto della normativa, non riscontrando alcuna illegittimità nel procedimento che si è seguito sin qui. Un’interpretazione che continua a rappresentare una garanzia per buona parte dei gruppi.

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