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Regolamento COSAP. Timbro chiede la modifica: “Cifre troppo proibitive”

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La crisi delle attività commerciali a Messina sembra essere sempre più preoccupante. Ogni giorno si vedono chiudere attività commerciali, anche storiche, nel nostro territorio e questa situazione preoccupa Maria Flavia Timbro, vice sindaco designato di Antonio Saitta. La situazione è aggravata dall’adozione del Regolamento COSAP da parte del Comune di Messina.

Il regolamento disciplina il rilascio delle concessioni per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche e per l’applicazione del relativo canone, oltre che all’incremento delle tariffe del 2011.

«La tassa comunale – spiega Timbro – che incide sui commercianti che vogliono utilizzare aree esterne, a Messina – nonostante la recente decurtazione – ammonta a circa 10 mila euro per 100 mq, a fronte dei 2 mila e 6 mila euro che pagano gli esercenti trapanesi e catanesi».

Una situazione che non può andare avanti a lungo, in quanto determina un ulteriore peso sui bilanci, già poveri, delle attività commerciali, fondamentali per il funzionamento della città: «Si tratta di una somma che appare proibitiva e che, come appare evidente dal paragone con le altre città siciliane,  manifesta una sproporzione tra il corrispettivo richiesto e il valore dell’area concessa».

Maria Flavia Timbro propone, per risolvere il grave problema di modificare il regolamento COSAP: «in modo da ridurre i tempi biblici con i quali vengono esitate le pratiche per ottenere le concessioni, introducendo una norma che preveda che l’occupazione di aree, almeno quelle temporanee, possa avvenire attraverso la redazione di una istanza autoassentita, accompagnata da relazione di tecnico iscritto all’albo, oltre che riducendo le tariffe che meritano di essere adeguate a quelle delle altre città siciliane.

Nell’ottica anche di un rinnovato rapporto tra pubblico e privato sarà importante prevedere la possibilità di compensare le cifre da corrispondere attraverso l’investimento in arredi urbani concertati o in iniziative culturali, sociali o di filiera».

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