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Referendum, come risponderà la politica al voto dei messinesi?

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Alla fine le urne hanno emesso il loro verdetto, una sentenza inappellabile, un punto di non ritorno per il Premier Matteo Renzi, deciso a giocarsi tutto su un referendum che si è tramutato in un’autentica Caporetto. Un voto destinato a cambiare anche gli scenari politici regionali e locali, perché alla debacle renziana Messina vi ha partecipato con un vero e proprio plebiscito in favore del No.

Un 70% che sa di maggioranza bulgara, un risultato inaspettato se solo si pensa ai numerosi incontri svolti in città. Il primo dato che però deve balzare all’occhio è quello dell’affluenza, con il 56% che rappresenta un risultato più che soddisfacente per una realtà come la nostra, troppe volte accusata di essere pigra e apatica. I messinesi questa volta si sono “armati” di tessera elettorale e sono andati a votare, esprimendo un giudizio forte e chiaro che deve far riflettere tutti i partiti, ma che al tempo stesso evidenzia l’enorme voglia di partecipazione che si respira in città e adesso tocca alla politica non dilapidare questo patrimonio.

A perdere sonoramente non è stato solo Renzi ma il “renzismo”, vale a dire quell’apparato politico che anche in ambito locale si rifaceva al modello riformista del Premier o che più semplicemente vedeva di buon occhio la riforma varata dal Governo. La maggioranza del Partito Democratico e tutti gli alleati in nome del Si che per settimane hanno tenuto incontri sia nelle sale dei cinema o nelle piazze, ha cercato di far passare forte e chiaro il messaggio che non si trattasse di un referendum in favore o contro il Presidente del Consiglio.

Sforzo reso vano dai fatti, anche perché la frittata l’aveva già fatta da tempo lo stesso Renzi, personalizzando l’appuntamento del 4 dicembre sottovalitando l’evidente aria di dissenso che si respira ormai da diverso tempo. Adesso le carte si dovranno rimescolare, ma quello che resta è la crisi del Partito Democratico cittadino,  ancora incapace di smaltire la botta provocata dall’addio di Francantonio Genovese. Ma se da una parte si respira l’aria della disfatta, dall’altra si festeggia per un successo schiacciante che però dev’essere interpretato per quello che è: ovvero un voto contro ma non necessariamente a favore di qualcun’altro.

Ogni riferimento è ovviamente rivolto al centrodestra, dove da tempo si sta cercando di rimettere assieme i cocci di una frammentazione che dura da troppo tempo. Forza Italia sembra ancora vivere una fase transitoria, Ncd può pagare a caro prezzo alcune scelte come quella di schierarsi in favore del Si mentre Fratelli d’Italia sta ancora muovendo i primi passi. Un discorso a parte merita il Movimento 5 Stelle, che a Messina stenta a decollare ma che in prospettiva potrebbe recitare un ruolo importante, anche se molto dipenderà da chi sarà il candidato sindaco alle prossime amministrative.

In questo clima d’incertezza e divisione, l’unico punto ferma sembra essere veramente lo spirito ritrovato dei messinesi, che mai come questa volta sembrano aver abbandonato quell’apatia che li ha contraddistinti per troppo tempo.

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