Peppe innamorato e i politici che non chiedono mai scusa

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di Fabio Mazzeo

fabio mazzeoPeppe, il misterioso innamorato che ha tappezzato il centro di Messina con un manifesto di scuse per la sua donna, ha dato una grande lezione alla politica messinese che potrebbe trarne spunto.
Se chi ha amministrato la città negli ultimi dieci anni aveva deciso di impegnarsi per amore di Messina oggi potrebbe provare analoga operazione nel tentativo di recuperare. Cominciando da una seria e appassionata autocritica e con una premessa fondamentale. Peppe infatti, prima dell’ammissione di colpa, comincia così il suo appello d’amore: “Scusami se ti ho fatto soffrire, scusami se sono stato assente e superficiale”. Ecco cosa potrebbero fare i protagonisti dell’amministrazione cittadina. Invece d’improbabili strategie da reparto psichiatrico, come l’ultima conferenza stampa dei consiglieri comunali, partire intanto dall’ammissione di colpa. E’ chiaro che non tutti hanno la stessa quota di responsabilità, ma è altrettanto vero che nessuno di loro può sentirsi immune. Basterebbe tirare fuori i numeri, di assemblee deserte, assenze ingiustificabili se non per strategia, bocciature o approvazioni di documenti decise non nell’interesse generale ma per tornaconto di partito o peggio personali, per capire che la catena di S.Antonio è un esercizio inutile in politica. Perché i consiglieri di quartiere se la prendono con quelli del comune, questi con i deputati regionali e questi con quelli nazionali che se la prendono col governo che accusa l’Europa che si dice vittima della speculazione finanziaria partita dall’America che è dovuta al mercato cinese che dipende dalla caduta del muro…e poi i sindacati, le caste, le sottocaste, i poteri occulti…etc etc…
Ciascuno, come l’innamorato Peppe, dovrebbe fare cominciare l’esercizio di recupero del filo con i cittadini chiedendo scusa, per quello che non ha potuto, ma anche per quello che non ha saputo fare. A volte senza colpe. E’ possibile che i consiglieri comunali di una grande città italiana non conoscessero le condizioni delle casse del Palazzo? Che non sapessero degli assurdi premi di produttività regalati ai dirigenti? Francamente è ridicolo sostenerlo perché delle due l’una: o lo sapevano, e oggi mentono; o non lo sapevano, e allora vuol dire che dormivano invece di vigilare per conto dei cittadini. E così, salendo per grado, aumenta il peso della responsabilità. Ma nessuno di chi aveva un ruolo può dirsi io non sapevo. Per questo sarebbe bello che cominciassero chiedendo scusa. Sono talmente tanti i responsabili che dividendo la spesa dell’acquisto di stampa e affissione, con pochi euro potrebbero fare un gesto di grande sensibilità. Chiedere pubblicamente perdono alla città sarebbe una presa di coscienza ammirevole che contribuirebbe a un clima nuovo di cui c’è bisogno per tornare a ricostruire. Come nel rapporto tra Peppe e la sua amata.

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