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Palagiustizia bis, Comune rischia danno erariale. Prefetto lancia l’allarme

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Danno erariale e un numero non ben precisato di risarcimenti, quantificabili in diversi milioni di euro.

E’ questa la spada di Damocle che pesa come un macigno sulle casse del Comune di Messina, in caso di mancata realizzazione del secondo palazzo di Giustizia.

L’allarme è stato lanciato dal Prefetto, Stefano Trotta, attraverso una lettera indirizzata alla presidente del consiglio comunale cittadino, Emilia Barrile.

La numero uno del civico consesso, che nell’ottobre 2013 aveva adottato una delibera che invitava l’amministrazione Accorinti a dare immediata esecuzione alla sentenza del Cga, che aveva individuato nella Curia di Messina l’ente aggiudicatario del bando di gara, o ad emanare un nuovo bando di gara per l’individuazione di un immobile idoneo da adibire a secondo palazzo di Giustizia, ha immediatamente indirizzato una richiesta di chiarimenti all’intera giunta Accorinti, ai dirigenti di palazzo Zanca e al segretario generale, Antonio Le Donne.

A preoccupare la presidente del consiglio comunale, in particolare, “il persistente immobilismo della giunta e il rischio di dover far fronte con probabile soccombenza ad azioni giudiziarie volte ad ottenere ingenti risarcimenti”.

Una vicenda complessa sulla quale era intervenuto, già un anno prima, Santi Daniele Zuccarello che oggi, attarverso una nota indirizzata al Primo cittadino, torna a ribadire: “Tutto ha avuto inizio nel 2009, quando il Comune di Messina ha indetto un procedimento per l’acquisto, attraverso apposito finanziamento ministeriale, circa 17 milioni di euro, da utilizzare , pena l’indisponibilità, per l’acquisto di un immobile da adibire a secondo Palazzo di Giustizia – spiega l’esponete di Missione Messina – un procedimento che si è concluso con la redazione, da parte di una commissione di valutazione appositamente nominata dall’amministrazione comunale, di una graduatoria all’interno nella quale primo classificato si colloca il Gruppo GMCC, al secondo la Neptunia S.p.A. e in terza posizione l’Arcidiocesi di Messina, proprietaria di un edificio, dichiarato idoneo e immediatamente disponibile, sede in passato dell’Istituto tecnico Guglielmo Marconi.

Un’aggiudicazione – prosegue Zuccarello – che però, è stata impugnata dinanzi al giudice Amministrativo, che ha accolto il ricorso dell’Arcidiocesi cittadina”.

Una sentenza che il Consiglio comunale ha invitato a rispettare “nell’interesse dell’Ente allo scopo di evitare la revoca dei finanziamenti ministeriali”, invito che l’amministrazione non saputo o voluto cogliere decisa a realizzare altrove il secondo tribunale.

Sono state tantissime le proposte e le ipotesi avanzate in questi mesi, della Casa dello Studente – spiega l’esponente del consiglio comunale – immobile offerto dall’Università, che peraltro non ne è proprietaria, da scartare per la presenza di un vincolo di destinazione ed oggetto di finanziamenti pubblici di adeguamento sismico, all’ex ospedale Regina Margherita offerto dall’Asp che, anche in questo caso non ne è proprietaria, del dipartimento di Medicina legale nell’ex area militare di viale Europa”.

Tutte ipotesi impraticabili, dall’iter lungo, complesso e difficilmente realizzabile: “ In primo luogo la strada di annullamento della delibera di indizione gara è molto dubbia – precisa Zuccarello – e la revoca richiede la valutazione di sopravvenuti motivi di pubblico interesse o di mutamento della situazione di fatto o, ancora di “nuova valutazione dell’interesse pubblico originario. Se l’Amministrazione volesse procedere alla revoca, dovrebbe dimostrare che nel 2009 non vi erano ragioni sufficienti per richiedere che il finanziamento del Ministero fosse impiegato per l’acquisto di un immobile esistente o che l’utilizzazione del finanziamento ministeriale non fosse allora, o non sia divenuto oggi, indispensabile per dotare la città della struttura. Il tutto in una condizione nella quale si lamentano i costi delle molte e diverse locazioni”.

Del tutto differente è invece la questione caserme dismesse: “Anche in questo caso ci sarebbe un procedimento da affrontare, perché la circostanza che lo Stato risparmi il finanziamento del ministero della Giustizia – aggiunge Zuccarello – richiede una comparativa considerazione del mancato introito relativo alla dismissione della caserma. Argomento che, al di là delle volontà politiche, dovrà fare i conti con gli uffici finanziari dello Stato, che tendono ad affrontare il tema nella logica della spending review”.

Bocciata anche l’ultima proposta, quella di utilizzare l’ospedale militare: “Innanzi tutto non si capisce la ragione per la quale Accorinti si rivolga al ministro degli Interni e non al ministro della Difesa – si interroga l’esponente di Missione Messina – ma al di là della scelta degli interlocutori, è da un po’ di tempo Accorinti pare preferire quelli del Ncd, il nodo resta sempre lo stesso: il Comune per cambiare idea deve revocare i propri precedenti provvedimenti, correndo il rischio di pagare ingenti risarcimenti per trovarsi poi con un pugno di mosche, perché il Viminale assicura la disponibilità di un bene che invece appartiene alla Difesa. E’ ora che l’amministrazione prenda una posizione definitiva sull’argomento – conclude – dinnanzi al Consiglio Comunale e all’intera cittadinanza”.

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