Numerosi i lavoratori e le sigle sindacali che stamane hanno manifestato il loro sdegno. Il resto dei cittadini rimane infifferente

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tn corteo caffoCgil, Cisl e Uil hanno provato a scuotere la città. La città non ha risposto, i lavoratori in crisi sì. Zero studenti, i commercianti sono rimasti a guardare, Ivo Blandina di Confindustria ha partecipato, ma senza i colleghi imprenditori a passeggiare e ascoltare il comizio. I sindacati sono andati avanti per la loro strada sottolineando che la crisi economica e il possibile crack del Comune interessa tutti, tutti quelli che pensano di avere un futuro in questa terra. E non solo una parte della società civile. Al comizio in piazza Unione Europea le urla dei sindacalisti. Clara Crocé, della Funzione Pubblica Cgil, ha urlato un sonoro “vergogna”, più volte ripetuto, a tutti coloro che si sono occupati del rilancio dell’economia e del mantenimento dei posti di lavoro come anche dell’erogazione degli stipendi. Costantino Amato della Uil ha detto: «Messina ha risposto, la classe dirigente ha fallito, bisogna individuare i responsabili». Tonino Genovese della Cisl ha ribadito: «La vertenza Messina non deve interessare solo la città: Stato e Regione facciano la loro parte, ci diano attenzione». Lillo Oceano della Cgil ha sottolineato: «Lo avevamo detto a chi di dovere, in passato, di vigilare e fare. Adesso la colpa è dei sindacati? Dei lavoratori? Non credo! È venuto il momento di assumersi le dovute responsabilità». Presente anche Maurizio Bernava, segretario regionale Cisl, che dice: «Messina è la città più indebitata della Sicilia. Mentre noi siamo a manifestare i carnefici stanno rinchiusi nei Palazzi». Ferruccio Donato della segreteria regionale Cgil continua: «Questa manifestazione dà il senso dei fatti: serve una nuova politica che risponda davvero ai bisogni della gente». Rari i momenti di tensione nel corteo, a parte il battibecco tra Mimmo Sorrenti della Triscele e Pippo De Vardo della Uil, per il resto è stata una protesta civile che ha fornito molti spunti di riflessione: il principale è che centinaia e centinaia di dipendenti pubblici e privati non riescono più a “vivere” a Messina. Una considerazione che i futuri amministratori di Comune e Provincia dovranno cogliere e che gli attuali deputati non possono ignorare per altri mesi ancora. Non ci sono più margini.

@Acaffo

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