Milazzo. Pino: «I Molini Lo Presti vanno preservati dalla svendita e dalla speculazione»

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comune milazzo«L’esecuzione immobiliare in corso sui Molini Lo Presti rischia di portare a una colossale e dannosa svendita del bene pubblico». È quanto afferma preoccupato il sindaco Carmelo Pino che per evitare proprio la vendita al ribasso di un bene pubblico con grandi valenze simboliche e culturali scrive una lettera indirizzata al presidente del Consiglio comunale e per conoscenza alla Corte dei Conti. Ad aggravare ulteriormente la situazione il processo di svendita favorirebbe certamente la speculazione. Il sindaco rileva che: «Solo la dichiarazione di dissesto, eviterà che l’immobile torni all’asta. Secondo l’art. 248 secondo comma, che evidenzia che “le procedure esecutive pendenti alla data della dichiarazione di dissesto sono dichiarate estinte d’ufficio dal giudice con inserimento nella massa passiva dell’importo dovuto a titolo di capitale, accessori e spese”». La stessa legge evidenzia che “dalla data della dichiarazione di dissesto e sino all’approvazione del rendiconto di cui all’art. 256, non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive nei confronti dell’ente per i debiti che rientrano nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione. «L’importanza e la valenza storico-culturale e simbolica per la parte operosa della comunità milazzese ― si legge nella lettera del sindaco ― obbliga a ritornare sull’argomento relativo alla procedura di esecuzione immobiliare sugli ex molini Lo Presti, al cui riguardo, come ho già avuto modo di fare rilevare con la mia precedente missiva, per causa del dilatarsi della stessa procedura, giunta al quarto tentativo di esperimento dell’asta pubblica cui è correlata una sostanziale riduzione del valore venale stimato, si avverte come assolutamente concreto il rischio di una colossale e dannosa svendita del bene pubblico». Affiora che se il bene dovesse finire nelle mani degli speculatori  si correrebbe il rischio, in questo particolare momento storico di crisi, di facilitare la decadenza e il degrado culturale, inevitabile se non si tutelano e valorizzano i beni comuni. 

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