L’analisi di FND su nuove dinamiche politiche che affondano nel vecchio

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Da Franco Tiano, portavoce di Federazione Nuova Destra, riceviamo una nota attraverso cui il movimento interviene su vecchia e nuova politica messinese:

“Il Comune di Messina è la casa dei cittadini, il luogo in cui la società intera dovrebbe essere rappresentata, guidata, condotta a produrre opportunità di crescita. In questi ultimi tempi è diventato,invece, un terreno di scontro. Da un lato il Governo della città, che non riesce a fare quadrare i numeri, con un Consiglio Comunale in attesa di un previsionale che non arriva ed un collegio dei revisori impossibilitato a dare un parere favorevole. Tra questi la Politica, ed in particolare i vecchi amministratori, che se la ridono. Quest’ultimi hanno saputo vanificare ogni possibilità di cambiamento del vecchio sistema, sono stati capaci d’infiltrarsi nel governo della città, rimanendo comodamente seduti sulle poltrone dei loro uffici, ponendo come leva della loro forza politica la sostenibilità della stessa maggioranza di governo. Il Sindaco, secondo FND, ha commesso due errori politicamente letali:

1) In mancanza di una maggioranza propria, si è fatto sostenere dalla vecchia politica, accettando compromessi, uno tra tutti le nomine dei dirigenti e degli assessori

2) Ha chiuso le porte della città alla società civile, per consegnarla alla famosa stanza dei bottoni, preferendo aprire a professionisti d’oltre Stretto, forse per occultare la reale situazione in cui versa L’Ente.

E’ chiaro che la politica del passato ha utilizzato come salvagente questi tre anni, trascorsi tra inconcludenti ed impossibili tentativi di resuscitare i conti, già compromessi da lunga data e per opere delle amministrazioni che nel tempo si sono succedute. Bisognava andare al dissesto e, se ingabbiati o ricattati da una sfiducia, bisognava avere il coraggio di ritornare alle urne.

Oggi è incomprensibile quello che accade: scaricare le responsabilità dei propri errori su figure diverse. E’ chiaro che è diventato impossibile chiedere l’approvazione dei bilanci. Le nuove normative non consentono più di trasferire in avanti i problemi economici. Le responsabilità, oltre ad essere politiche, sono direttamente attribuite a chi redige il bilancio, chi lo revisiona e chi lo approva. Entrano in gioco, quindi, le sorti professionali dei revisori, quelle politiche dei consiglieri oltre a quelle della Giunta.

A Messina quello che manca ancora è una nuova classe dirigente, che sia costruita attraverso il merito, l’appartenenza territoriale (la città ha bisogno di essere amata), la voglia di spendersi per missione e non per ricerca di denaro o successi oltre lo Stretto di Messina. E’ necessario dare dignità ai cittadini, senza distinguerli per colore politico o bandiere, operando per il bene comune e non per quello di parte. In politica ci vogliono coerenza, idee, giustizia, capacità, soluzioni, confronto, visione produttiva ed innovativa, coinvolgimento e senso di appartenenza alla comunità, pulizia mentale e visione strategica.

Abbiamo perso un occasione in questi anni, ma cerchiamo di rendere possibile il tentativo sprecato di avere tracciato un percorso diverso, una fase in cui alla politica assistenziale ed affaristica del vecchio sistema si predilige quella rivolta all’interesse di tutti, alla ricerca di opportunità comuni, che possano dare ai nostri figli un futuro nella propria terra d’origine.

Manterremo questo spirito culturalmente rivoluzionario, riteniamo debba essere un dovere di tutti contribuire al ritorno della politica, intesa come polis e non come luogo d’affari o di mutuo soccorso per i soliti noti. Soltanto facendo rete ed affrontando, con spirito costruttivo, questa fase dolorosa di passaggio importante della politica, si possono raggiungere i risultati sperati e dire basta al vecchio sistema.

Opporsi, lamentarsi ed osteggiare, senza essere alternativi e propositivi, sarebbe indubbiamente improduttivo e fallimentare.

Noi faremo la nostra parte e chiediamo ad ogni cittadino di interessarsi alla politica, quel tanto che basti, per non annullarsi e diventare quel terreno sul quale non sarebbe opportuno costruire la propria casa”.

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