Il “paziente” Piemonte è grave, ma Gucciardi ha la “cura”

Pubblicato il alle

2' min di lettura

Per il paziente c’è ancora speranza.

A rassicurare tutti il “primario”, l’assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi.

Il paziente è, ovviamente, l’ospedale Piemonte. Un paziente terminale, sembrava, a cui erano stati dati solo 23 giorni di vita.

Oggi il miracolo, o meglio, l’annuncio del miracolo.

L’assessore regionale Gucciardi non capisce la tensione trovata a Messina, non capisce il perchè della manifestazione, non capisce perchè tutti siano convinti che l’ospedale Piemonte chiuderà.

Accolto dalle urla dei manifestanti, pochi per la verità, davanti alla Prefettura, Gucciardi ha assicurato a tutti i presenti l’intenzione di tenere il Piemonte aperto, di salvare quello che sembrava, appunto, un “malato terminale”.

Ce la farà, bisognerà trovare il modo, far quadrare i conti, ma pare che la Regione abbia tutte le intenzioni di salvare il nosocomio di viale Europa.

Il tavolo tecnico alla presenza dell’assessore Gucciardi, del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, del Prefetto, del Sindaco , del Rettore, del dg Papardo Piemonte, Michele Vullo, del presidente dell’Ircss, Placido Bramanti, di numerosi deputati regionali, dei rappresentanti dei comitati Sanidea e Salviamo l’Ospedale Piemonte si è tenuto in mattinata.

Ma i motivi di tensione, al momento, ci sono.

Il dg Vullo aveva, infatti, preannunciato la chiusura del pronto soccorso il 10 agosto, poi la proroga al 30 settembre. Se non ci saranno novità, il dg dell’azienda Papardo Piemonte smantellerà, come prevede il decreto Balduzzi, i “doppioni” dell’azienda, in altre parole, si comincerà a “smontare” il Piemonte. I conti devono tornare, sottolinea Vullo, l’Azienda non può mantenere due punti di pronto soccorso.

Ma l’Assessore è sereno. Lo salveranno il Piemonte, rassicura.

Non convince del tutto i manifestanti in realtà che, stanchi delle ipotesi, vorrebbero vedere i fatti, chiudere, una volta per tutte, con le parole.

Quei pochi che, da mesi, si affannano a riunirsi, a urlare, a cercare attenzioni e soluzioni, quelli che, anche oggi, alle 10.30, si sono presentati con gli ormai soliti cartelli e striscioni, non credono del tutto alle parole del “primario” Gucciardi, non ancora, aspettano di capire cosa succederà.

Se il paziente supera il 30 settembre, forse, si può ancora sperare.

 

Mimma Aliberti

 

(303)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.