In Consiglio tanto rumore e nessun vicepresidente

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Tutto rinviato, tutto ancora da decidere. Al Consiglio comunale non sono bastate due votazioni per eleggere i due nuovi vicepresidenti, così la seduta è slittata a domani alle 13. Il primo turno che ha visto prevalere Pierluigi Parisi (Forza Italia) e Giuseppe De Leo (Gruppo Misto) su Donatella Sindoni, non è stato valido per via del numero non sufficiente di voti raggiunto dal primo, mentre il secondo turno è stato invalidato dall’assenza del numero legale.

Una seduta in cui non sono mancati i momenti di tensione, immediatamente viene riproposto l’argomento che ha portato alle dimissioni di Nino Interdonato e Nicola Crisafi, vale a dire la legittimità della delibera sull’ineleggibilità di Donatella Sindoni. Ineleggibilità sentenziata anche dal Tribunale di Messina, la Sindoni ha presentato regolarmente appello, ma il consiglio comunale per ben due volte il mese scorso ha scelto di non votare la delibera presentata dalla Segreteria Generale. Da qui le dimissioni dei due ex vicepresidenti Interdonato e Crisafi, con il primo che poi ha anche ritirato l’atto.

L’esponente di Sicilia Futura riapre la questione che ha portato al suo passo indietro:”Io e Crisafi ci siamo dimessi per la mancanza di chiarezza su alcuni atti, in modo particolare la delibera che riguardava l’ineleggibilità della collega Sindoni, ma ancora non abbiamo avuto risposta. Se la delibera andava bene e tutti la potevano presentare, perchè nessun collega ha reputato opportuno fare questo passo? Siamo sicuri che tutti i colleghi presenti possono ricoprire regolarmente la carica di vicepresidente del consiglio comunale?”.

Si richiede la presenza del Segretario Generale, Antonio Le Donne, ma nel frattempo già si parla dei possibili candidati al ruolo di vicepresidente, su tutti quelli di Parisi, De Leo, ma anche l’esponente del Pd, Pietro Iannello e il capogruppo di Grande Sud, Benedetto Vaccarino. Tutti personaggi che raccolgono consensi per il loro carattere mite e la loro apertura al confronto, anche se con il passare dei minuti si fa sempre più corposa la candidatura di Donatella Sindoni.

Ma il caso dell’ineleggibilità della consigliera continua a tenere banco, così Le Donne risponde ad Interdonato ribadendo quanto detto in occasione delle precedenti sedute:”Non sono temi di cui si può discutere in aula, se ci sono problemi politici la mia figura è assolutamente fuori da ogni discorso. Ho già detto più volte che dal momento in cui c’erano fatti e atti che volgevano verso un obiettivo, quell’obiettivo si è trasformato in una delibera. Siamo davanti ad un bene specifico, ovvero la corretta composizione del consiglio comunale, quindi è giusto che siano i consiglieri a presentare la delibera ma la rifirmerei altre cento volte”.

Interdonato però non molla la presa:”Pretendo che la delibera venga riproposta in aula e votata, anche perchè intendo votare Donatella Sindoni come vicepresidente”. Poi prende la parola la diretta interessata:”Non si tiene conto della norma che annulla gli effetti della sentenza in caso di appello – continua la Sindoni – A questo punto si metta in discussione per la terza volta la delibera, perchè non è possibile che io debba continuare a subire l’umiliazione di dover vedere la mia figura istituzionale messa in discussione ad ogni consiglio”.

Insomma i dubbi sulla legittima costituzione dell’aula nati un mese fa sono ancora presenti tra i banchi del consiglio, ma poi ad interviene è la presidente, Emilia Barrile:”Questo consiglio non ha votato alcun atto in merito all’ineleggibilità della Sindoni che quindi è un consgliere a tutti gli effetti”. Una presa di posizione che scatena l’ira del gruppo di Sicilia Futura, così il capogruppo Nino Carreri e i consiglieri Interdonato e Rita La Paglia abbandonano l’aula, seguiti dall’altro ex vicepresidente, Nicola Crisafi.

Nella successiva votazione, Parisi raggiunge quota 18 preferenze, De Leo 7, Sindoni 5 e Simona Contestabile 2, numero non sufficente per rendere valida la votazione: il più votato deve raggiungere quota 27. In seconda battuta all’appello risultano appena 18 voti, tanto quanto basta per far cadere il numero legale.

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