Cantieri di servizio. Gioveni pensa ad un’azione legale contro il Comune

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“E’ certamente svilente per chi come il sottoscritto fa politica all’interno delle istituzioni, arrivare a pensare persino a possibili azioni giudiziarie quando, appunto, la politica non riesce purtroppo ad incidere quel tanto che basti a risolvere i problemi della cittadinanza”, così scrive il consigliere comunale Udc, Libero Gioveni al Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. Il riferimento è ai cantieri di servizio, una situazione irrisolta e che si trascina da anni ormai.

“Inevitabile la strada della “Class Action pubblica” prevista, ai sensi di legge, contro le pubbliche amministrazioni”, questa l’unica soluzione che Gioveni riesce ad ipotizzare per risolvere quella che definisce “l’infinita vicenda dei cantieri di servizio che ancora, scandalosamente, non sono stati avviati nel Comune di Messina”.

“Visto che ormai da quasi 2 anni, non si sa ancora se per responsabilità dell’Amministrazione o per negligenze della Regione, circa 800 disoccupati messinesi aventi diritto (essendo utilmente collocati in graduatoria) attendono ancora invano di iniziare a svolgere 3 mesi di lavoro che consentirebbero loro di prendere una buona “boccata d’ossigeno” in un periodo di forte crisi economica e occupazionale, lo scrivente – chiarisce Gioveni – ritiene più che opportuno tentare adesso di dare una “svolta” radicale all’incresciosa vicenda”.

L’esponente Udc spiega nel dettaglio: “Come è noto, il D.Lgs. n. 198 del 20 dicembre 2009 all’art. 1 concede la possibilità a dei cittadini, attraverso quella che viene chiamata “Class Action pubblica” di avviare, appunto, un’azione legale collettiva contro la pubblica amministrazione, ma non per ottenere un risarcimento del danno, bensì, come nel caso del mancato avvio dei cantieri di servizio, il ripristino del corretto svolgimento della funzione svolta dalla pubblica amministrazione”.

Chiede al Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati: “Spero mi confermi il fatto, esimio Presidente, che la “Class Action pubblica” può essere avviata nei confronti della P.A. da un gruppo di utenti quando questi subiscano una “lesione diretta, concreta e attuale dei propri interessi”; la “lesione” deve consistere nel fatto che la P.A. non abbia osservato uno o più termini, oppure non abbia adottato atti amministrativi che dovevano invece essere obbligatoriamente emanati entro e non oltre un certo termine”.

“Insomma – incalza Libero Gioveni -, sembra ci siano tutti i presupposti, sul mancato avvio dei cantieri di servizio, per avviare questa “Class Action pubblica” per palesi inadempienze amministrative (non si è capito ancora da parte di chi, se del Comune o della Regione), presentando ricorso al Tar che, accertando le eventuali responsabilità dell’Ente, può ordinare allo stesso di adempiere a quanto contestato entro e non oltre un certo termine temporale, pena addirittura un suo possibile commissariamento”.

Ci sono dei precedenti, infatti, continua Gioveni: “Mi preme ricordare a tal proposito che la prima sentenza a favore di una “Class Action pubblica” è stata emessa, per esempio, dal TAR del Lazio (la n. 552 del 20 gennaio 2011), che ha condannato il Ministero dell’Istruzione ad emanare, nel termine di 4 mesi, il piano generale di edilizia scolastica”.

Alla luce di tutto questo, il consigliere Udc chiede all’intero Consiglio dell’Ordine degli Avvocati “di valutare, accogliendo eventuali istanze da parte degli aventi diritto, la possibilità di avviare una “Class Action pubblica” a motivo della reiterata “lesione diretta, concreta e attuale” degli interessi dei disoccupati messinesi inseriti nelle graduatorie dei cantieri di servizio”.

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