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Arresto Genovese. Tinaglia: «Basta con la demagogia. Ora, serve un approccio costruttivo»

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Genovese2Sull’arresto di Francantonio Genovese interviene anche Alessandro Tinaglia, che in una nota esprime la sua personale riflessione in merito al caso.

 

Ecco il testo integrale:

 

«Sulla vicenda che interessa Francantonio Genovese vi sono due profili che vengono, a mio avviso, confusi e sovrapposti.

Il primo di carattere giudiziario, che non mi appassiona e che si sostanzia nella scelta legittima del Parlamento di accogliere la richiesta di custodia cautelare in carcere, e rispetto al quale non ho le adeguate competenze per dare un’opinione seria.

Certamente il principio della custodia cautelare in carcere non lo condivido, indipendentemente dalla vicenda in questione, poiché lo reputo poco coerente per un Paese che si definisce Democratico.

Il secondo di carattere meramente Politico lo trovo, invece, interessante perché di fatto sancisce la fine di un metodo di “fare Politica”.

Un metodo, è giusto precisarlo, trasversale agli schieramenti partitici e che, al di là dei profili penali della questione Genovese, dava per scontato che la gestione del bisogno fosse strumentale alla gestione del consenso.

È evidente che un sistema così concepito non poteva avere come obiettivo quello di eliminare il bisogno risolvendo i problemi della gente, poiché eliminare il bisogno sarebbe coinciso con la fine del consenso. Questione questa che, invece, mi appassiona da tempo ed in particolare da dopo le elezioni poiché innesca riflessioni di carattere politico e sociologico cui una classe dirigente seria, a mio avviso, si dovrebbe sforzare di dare una risposta.

Perché l’89% dei votanti di una Città in ginocchio al primo turno delle Amministrative del 2013 ha continuato a scegliere un sistema partitico che l’ha ridotta in questo stato?

Ebbene, credo che la questione non possa riguardare solo la sfera politica ma, bensì ed inevitabilmente, tutta la società civile che ha l’obbligo di trovare soluzioni alla “sindrome di Stoccolma” che ha colpito anche la nostra comunità e rispetto alla quale l’esperienza Accorinti, anzi l’opportunità Accorinti, si riempie da innumerevoli significati e responsabilità.

Responsabilità che non reputo meno “pesanti” attendono il Pd ed il nuovo corso che deciderà di seguire. Nuovo corso che potrà seguire il solco della continuità attraverso “piccole modifiche” ma con identico approccio speculativo o che potrà, viceversa, proporre un approccio differente che immagini di sostituire un metodo clientelare con il metodo, che ispirò la nascita di Reset! nel 2011, fondato su competenza, merito e “cultura del fare”.

Se vogliamo, dunque, parlare di riforma della legge sulla custodia cautelare o di un modo diametralmente opposto di fare politica io sono disponibile.

Per il resto lascio il campo libero ai “forcaioli” ed agli ex lacchè che cercano di rifarsi una verginità con una dichiarazione o un post su facebook.

La mia cultura Cristiana mi porta ad avere rispetto anche per il mio peggiore nemico quando questo cade in disgrazia e ciò non significa “Santificarlo” ma solo avere rispetto per la “Persona” nella certezza che le regole verranno rispettate e che chi deve pagare pagherà.

Come sempre la differenza è tra chi si lamenta e fa demagogia lasciando le cose come stanno e chi, viceversa, propone un approccio costruttivo capace di dare risposte serie e concrete ai problemi».

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