Allo “stadio Zanca” la partita si è giocata a tre: Accorinti, sfiducianti e “ultras”

Pubblicato il alle

4' min di lettura

Il triplice fischio è arrivato alle 3.30, ma l’esito della ‘partita’ si conosceva già da alcune ore. E’ stato il ‘capitano’ di Grande Sud, Benedetto Vaccarino, a segnare il gol decisivo, annunciando cioè l’intenzione, condivisa con i colleghi Pagano, David e Barrile, di astenersi dal voto per la sfiducia. La squadra di Accorinti sbloccava il risultato a proprio favore, poi raddoppiava grazie ai tre del Pd e Parisi di Forza Italia, navigando a vele spiegate verso la vittoria.

Passateci la metafora calcistica per commentare il momento clou del lunghissimo match terminato nelle prime ore di questa mattina. D’altronde, ieri pomeriggio e fino all’alba di stamane, l’aula consiliare si è trasformata in uno stadio. C’erano le due squadre, gli allenatori pronti a suggerire gli schieramenti, c’erano le azioni di attacco, la difesa, i contropiede e il possesso palla. Ma soprattutto c’era il pubblico, anzi gli ultras che hanno occupato gli spalti di Palazzo Zanca, supportando la squadra accorintiana con cori, applausi e contestazioni, destinate agli avversari che provavano il contrattacco. Mancavano solo fumogeni e petardi.

Un clima surreale, a tratti grottesco, sicuramente inadeguato ad una seduta di Consiglio comunale dedicata ad un argomento di valore fondamentale per la città. Il dibattito in Aula è stato più volte disturbato dalla rumorosa presenza dei supporters “dal basso”, urlanti  contro i consiglieri che accusavano l’amministrazione comunale, annunciando l’intenzione di voler votare favorevolmente la sfiducia. A fare da contraltare, gli applausi scroscianti verso i fedelissimi di sindaco e Giunta e verso i consiglieri pentiti sulla via di Damasco.

Beniamini e avversari, amici e nemici. Due poli contrapposti creati ad hoc per tentare di destabilizzare il più possibile un confronto che, invece, sarebbe dovuto essere democratico. I bersagli preferiti sono stati i componenti dei Centristi ed Ncd che, a differenza di altri colleghi, non si sono mossi di un centimetro, aggiornando invece le motivazioni per le quali la Giunta sarebbe dovuta andare a casa. Urla e schiamazzi anche quando ha parlato il capogruppo di Forza Italia Giuseppe Trischitta che ci ha però messo del suo per surriscaldare gli animi, proponendo il solito repertorio fatto di scontrini e rimborsi. Argomento sicuramente secondario rispetto ai veri problemi della città e alle vere colpe dell’attuale amministrazione comunale.

Ma il punto più basso si è toccato quando ha preso la parola Donatella Sindoni. Il pubblico si è girato di spalle in segno di protesta verso l’esponente di Grande Sud e il presidente del Consiglio Emilia Barrile, dopo aver timidamente invitato alla calma per tutta la serata, è stata costretta a sospendere i lavori. L’intervento dei Vigili Urbani ha poi riportato l’ordine che si è mantenuto fino alla conclusione della seduta. Una parentesi che si sarebbe potuta evitare se la stessa Barrile, da padrona di casa, avesse usato fin dall’inizio un tono più severo.

E’ arrivato poi il verdetto. La ‘curva’  è esplosa in cori e incitamenti dedicati al sindaco Accorinti. Poi la chiosa finale con l’intonazione di alcune strofe della storica canzone partigiana “Bella Ciao”. Una scelta sicuramente non casuale,  compiuta da coloro che si professano apolitici e democratici, ma che non esitano a contestare chi la pensa diversamente.

Accorinti ha vinto la sua partita più importante dopo quella delle elezioni del 2013, rimarrà in carica fino a giugno dell’anno prossimo. Tuttavia, il campionato è ancora lungo. Il gioco di squadra, tanto decantato dal primo cittadino, deve dunque prevalere. Ha 14 mesi davanti a sé per far ricredere i delusi, per rafforzare il credo di chi lo ha sempre sostenuto e per stupire chi non ha mai puntato su di lui. Altrimenti Messina sarà condannata all’ennesima retrocessione.

Andrea Castorina

(396)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.