Foto della sede della società partecipata Messinambiente

MessinAmbiente. Crocè (Fp Cgil) a Ciacci: «Nessuna violenza da parte dei lavoratori»

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messinambiente sede«Ciacci può stare certo del fatto che nessuno tra i lavoratori, questa mattina, ha mai pensato, neanche per un attimo, di arrivare allo scontro fisico, e non è certo stato l’intervento della Digos o del “salvatore” Raphael a preservarne l’integrità fisica», così scrive Clara Crocè, segretaria generale della Fp Cgil, in una nota, dopo i fatti avvenuti stamattina nella sede di via Dogali, nei locali di MessinAmbiente. Un gruppo di lavoratori aveva infatti occupato il sala riunioni e si era “spinto” fino all’ufficio del commissario liquidatore di MessinAmbiente, Alessio Ciacci, per protestare per il mancato pagamento dello stipendio di marzo.

Continua Crocè: «Apprendiamo con stupore le dichiarazioni rilasciate dal commissario liquidatore di Messinambiente, Alessio Ciacci, a detta del quale le legittime rimostranze effettuate questa mattina dai lavoratori presso la sede di via Dogali,  per gli ormai consueti e inaccettabili ritardi nel pagamento degli stipendi, sarebbero diventati degli attacchi di esagerata violenza. Il dirigente della società di raccolta rifiuti – afferma la sindacalista Cgil – dovrebbe cominciare a dare il giusto perso alle parole e rendersi conto che le inefficienze di un’azienda, a propria volta “vittima” delle inadempienze del Comune, non possono più cadere sulle spalle dei dipendenti. Soprattutto se per quest’ultimi la mancata corresponsione di uno stipendio significa non riuscire ad arrivare alla fine del mese».
«Arrivare a paragonare quanto accaduto questa mattina con le esperienze avuta in “Guatemala e Chiapas” – dichiara con forza la segretaria Crocè -, è un atteggiamento a dir poco ridicolo che non fa altro che dimostrare come finora il commissario Ciacci abbia finora vissuto lontano anni luce da contesti di difficoltà economica che portano le persone all’esasperazione. Messina, ma questo il dirigente dovrebbe ormai averlo capito – conclude la sindacalista -, non è Capannori, ma un contesto lontano anni luce, dove ogni giorno si combatte e si lotta per quello che dovrebbe rappresentare un sacrosanto diritto: quello a lavoro». 

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