Legge Fornero. I sindacati chiedono una “svolta”

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«Cambiare la Legge Fornero, così come chiede tutto il Sindacato, significa dare risposte ai giovani, ai lavoratori e ai pensionati soprattutto in un territorio come quello messinese dove si registra una grave emergenza occupazionale e sociale». È stato questo il messaggio che la delegazione di Cgil, Cisl e Uil ha portato questa mattina in Prefettura durante il presidio a sostegno della vertenza previdenziale che vede i sindacati mobilitazione per la riforma della Legge Fornero.

«Non si possono trascurare le condizioni di lavoro che si registrano in diverse realtà – affermano Lillo Oceano, Tonino Genovese e Carmelo Catania – i lavori faticosi e usuranti non possono essere considerati alla pari con altre occupazioni, bisogna tenere conto anche delle aspettative dei giovani e delle risposte che il Governo deve dare con particolare attenzione ai territori del Sud. Riteniamo si debbano modificare i requisiti di accesso alla pensione anche per agevolare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro».

Con le manifestazioni che si stanno tenendo in tutta Italia, i sindacati intendono così spingere il Governo ad individuare, già nella legge di stabilità per il 2016, soluzioni adeguate ai problemi aperti e per sbloccare il mercato del lavoro, per offrire nuove opportunità di occupazione ai giovani.

Secondo Cgil, Cisl e Uil, la legge Fornero ha cancellato le pensioni di anzianità, con effetti deleteri sul funzionamento del mercato del lavoro, dell’occupazione dei giovani e della gestione delle crisi aziendali, creando l’insostenibile condizione degli esodati.

Per Cgil, Cisl e Uil è indispensabile reintrodurre meccanismi di flessibilità nell’accesso alla pensione per rispondere alle esigenze di vita delle persone, per offrire ai giovani nuove prospettive di ingresso nel mercato del lavoro, per consentire una gestione più efficace delle crisi aziendali e per rimettere nella disponibilità dei lavoratori più anziani le scelte relative al momento del pensionamento.

È necessario e urgente dare garanzie sull’adeguatezza delle pensioni future a chi svolge lavori discontinui o con retribuzioni basse e a chi è entrato tardi nel mercato del lavoro.

Cgil, Cisl e Uil, considerano socialmente impraticabile qualunque strada che si pone l’obiettivo della flessibilità nell’accesso alla pensione caricandone l’intero costo sulle spalle dei lavoratori e condizionandone l’uscita anticipata al ricalcolo con le regole del contributivo.

L’annuncio di voler risolvere i problemi con questa o quella proposta, senza prima averli approfonditi e senza l’opportuno confronto con le parti sociali, rischia solo di aggravarli, facendone sorgere altri, perché i problemi del lavoro e delle imprese e le particolarità del lavoro usurante esigono soluzioni strutturali e migliorative.

Cgil, Cisl e Uil ritengono che la riforma dei requisiti di accesso al pensionamento non può rimanere segnata da una visione solo quantitativa, finalizzata alla quadratura dei conti pubblici e al di fuori di una valutazione politica attenta alle nuove emergenze sociali, che compete al Governo effettuare, tenendo insieme l’obiettivo della flessibilità con quello dell’adeguatezza delle prestazioni, che va rilanciato anche attraverso lo sviluppo della previdenza complementare.

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