Accorinti al Municipio

Sei mesi e il Comune al tempo dei dirigenti

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Accorinti al MunicipioSono passati sei mesi da quel 24 giugno quando Messina tornava ad avere un sindaco. Uno di quelli che non aveva mai avuto tessere partitiche, che non aveva affrontato una campagna elettorale, che saliva sul Pilone, che “occupava”, gridava e che ha fatto della trasparenza e dell’onestà una ragione di vita contro furbi e prepotenti della “vecchia” politica. E anche per questo è stato premiato dalla maggioranza dei messinesi al ballottaggio.

Ma se di Renato c’è traccia al secondo piano di un Palazzo in Centro del sindaco Accorinti non si avverte neppure l’odore dopo sei mesi, amaro bilancio di un governo che anziché passare alla storia al momento è solo un puntino nella geografia politica italiana.

Il sindaco Accorinti ha abbandonato la barca lasciando il timone ai dirigenti e a un ristretto “gruppetto” di funzionari che hanno preso in mano le redini e che obbediscono ai diktat della burocrazia trasversale, quella che non ha nome, che non si conosce bene ma che indossa marchi politici e che risponde a logiche che con il 24 giugno hanno poco a che fare. Lo sa bene quell’uomo che si chiama Renato portato a festa, sei mesi fa, anche dai ragazzi dell’isolato 13.

Al Comune c’è l’uomo Renato ma non c’è il sindaco Accorinti. Il sindaco sono altri. Sono dirigenti e funzionari che governano in silenzio senza essere eletti, senza aver fatto campagna elettorale, senza annunci, senza metterci la faccia. Tutti non eletti ma bravi a sfruttare la vittoria elettorale dell’uomo Renato, del candidato giusto, del “tanto poi governiamo noi”. Se Buzzanca era il sindaco solo al comando oggi c’è il sindaco Accorinti che quel comando non lo ha assunto. Sono dirigenti e funzionari che consapevolmente hanno lasciato il sindaco al folklore della maglietta Free Tibet, all’ingresso in t-shirt in assemblea regionale come nessuno aveva mai osato fare, all’esposizione della bandiera della pace il 4 novembre in barba al comandante interregionale dei carabinieri. Tanto non sono queste le cose che contano, sono minuzie. Ma gli atti del sindaco? I provvedimenti di spessore? Quelli veri che danno senso al cambiamento di un eletto? Nulla. Il sindaco Accorinti – in questi primi sei mesi – ha delegato tutto. Il sindaco Accorinti non conosce determine e delibere, deve prima chiedere, deve informarsi, deve capire chi e cosa hanno firmato. L’uomo Renato non gradisce determine e delibere e preferisce affermazioni ideologiche e di filosofia ma sono le prime che hanno un peso e le seconde comode solo per i dietro le quinte che hanno raggiunto l’obiettivo di decidere senza esporsi. C’è un altro che lo fa per loro.

Sotto Palazzo Zanca non c’è più nessuno di quelli che dal 24 giugno aspettavano il sindaco in bicicletta che doveva cambiare le cose. Ci sono, dentro il Palazzo, dirigenti e funzionari che hanno già preso il comando e che seguono precisi indirizzi politici. Forse di quelli che al ballottaggio hanno fatto mancare i voti necessari a Felice Calabrò perché conveniva votare l’altro e governare meglio e tutti insieme.

Sei mesi non sono molti ma non sono pochi per un sindaco che doveva sradicare il Comune dalle fondamenta e che doveva dare segnali netti di cambiamento. Ma fin adesso, a parte aver spinto fuori i tornelli di Buzzanchiana memoria, questo sindaco ha solo dipinto dello stesso colore stanze che avevano già identiche tinte senza togliere incrostazioni e umidità.

Si è partiti dall’approvazione della presa d’atto del Tirone del dirigente di turno senza che il sindaco Accorinti lo sapesse.

Il sindaco ha nominato un assessore alla Cultura che non voleva fare l’assessore e che ha lasciato la delega dopo tre mesi. Quella Cultura che ha visto l’uomo Accorinti “occupare” il Palazzo di viale Boccetta.

Si è passati all’organizzazione della Vara dove Addiopizzo è stato tenuto fuori e mantenuti nello staff del 15 agosto due esponenti noti alle cronache giudiziarie e il sindaco Accorinti lo ha saputo dopo.

Sulle delibere di bilancio è stata fondamentale la collaborazione del Consiglio comunale dopo i primi atti di forza contro quella politica lontana dal “Cambiamento”. E il sindaco non sapeva nulla.

E anche sugli atti antidissesto chiedere al vicesindaco perché il sindaco Accorinti non sa nulla come delle proroghe dei servizi sociali e in questo caso telefonare all’assessore Mantineo.

Su Tarsu, Tares e Imu annunci, ritiri e confusione e anche qui non chiedere al sindaco Accorinti eletto. Ci sono altri che decidono.

Sull’organizzazione dei mercatini a piazza Duomo il sindaco Accorinti non sapeva nulla.

Ciliegina sulla torta di Natale il reintegro dell’ex braccio destro di Buzzanca, Antonio Ruggeri che ha vari problemi giudiziari, in alcuni è sotto processo, per reati contro la Pubblica Amministrazione; il segretario Le Donne ha deciso senza che il sindaco Accorinti sapesse nulla. Il dirigente Bruno ha detto: “Il sindaco non può leggere tutte le determine”. 

Ma almeno questa l’avrebbe dovuta leggere.

I messinesi hanno eletto il sindaco o questi dirigenti e funzionari? @Acaffo

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