Ditemi che è solo un pesce d’aprile

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“L’ottimismo è il profumo della vita”, recitava il poeta Tonino Guerra in un noto spot televisivo. A Messina però sembriamo tutti affetti da un cronico raffreddore che ci impedisce di apprezzarne la fragranza. Di questi tempi, infatti, essere ottimisti è un’impresa ardua, io ci ho rinunciato già da tempo e ho aperto le porte allo scoraggiamento.

Questa martoriata città sembra sgretolarsi lentamente, come se fosse colpita ogni giorno da una piccola scossa di terremoto che la distrugge pezzo per pezzo. Dal punto di vista finanziario, la Corte dei Conti parla di “crisi irreversibile”, Palazzo Zanca si è perso in un labirinto da cui non sembra esserci via d’uscita. Siamo tutti in attesa del previsionale 2015, un documento che arriverà con un ritardo incredibile in cui nessuna città italiana era mai incappata nella storia. L’assenza del bilancio provoca ogni giorni disagi alla cittadinanza, ma quando sono gli stessi messinesi a finanziare un servizio, la musica è sempre la stessa. Si pensi alla gestione dei rifiuti a cui i cittadini contribuiscono con il pagamento della Tari: almeno una volta al mese la città rischia di incappare in una situazione di emergenza con gli ormai noti problemi igienici dovuti alle discariche che si formano sui marciapiedi.

Per le strade, dilaga l’inciviltà e la prepotenza che qualcuno fa finta di non vedere. Guidare a Messina non è facile e se all’anarchia di molti conducenti aggiungi le voragini che quotidianamente si creano sull’asfalto, il quadro è completo. Per non parlare poi dei tir che continuano a scorrazzare per le vie del centro e della vergognosa vicenda del porto di Tremestieri per il quale ancora non si riescono a trovare tutti i fondi necessari. Da Roma, intanto, torna di moda la parolina “ponte sullo Stretto”, unico motivo per il quale si fingono di essere interessati alle sorti di Messina, della Sicilia e dell’intero Meridione.

Lo scorso autunno, per un mese, la città è rimasta a secco per un’emergenza idrica scoppiata per cause naturali, ma non sempre gestita nel migliore dei modi. Il Consiglio comunale avrebbe dovuto istituire una commissione d’inchiesta per risalire eventualmente ai responsabili. Ma sulla vicenda è invece calato il buio pesto.

L’elenco di criticità potrebbe continuare, basta leggere le pagine dei giornali locali per rendersi conto che la città continua a correre a folle velocità verso un burrone. Attribuire colpe non è facile e forse è addirittura inutile. Se, però, tutti noi recuperassimo veramente quel senso d’appartenenza che ci manca e riuscissimo a far prevalere la rabbia, sarebbe già qualcosa. Nel prossimo futuro, non intravedo alcuna via d’uscita. Non mi resta altro che augurarmi di svegliarmi domattina e scoprire di essere vittima, insieme ai miei concittadini, di un pesce d’aprile.

Andrea Castorina

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