Aeroporto Mela. Dopo il No dell’Enac, lettera alla holding indiana: ” Ci spiace, ma siamo colonizzati dalla Politica”

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Era il primo giorno del 2017, quando i messinesi hanno esultato
nell’apprendere che una holding indiana, la Panchavaktra, assolutamente a proprie spese, era intenzionata alla realizzazione dell’aeroporto del Mela. Il tutto senza impatto ambientale, visto che il progetto prevedeva la installazione di pannelli solari, e con possibilità occupazionali per centinaia di lavoratori locali. L’iniziativa piacque a tutti, ebbe pure l’ok dell’assessore regionale Mariella Lo Bello, che si disse pronta a chiedere l’istituzione di un tavolo tecnico per valutare la bontà del progetto. Ma ieri è arrivata la doccia fredda: Vito Riggio, ‘anomalo’ siciliano, presidente dell’Enac, Ente Nazionale Aviazione Civica, ha detto no perchè ” La Sicilia è già sufficientemente fornita da aeroporti”. Ora, a parte che quella di Riggio ci è parsa la pessima battuta di un pessimo comico, è con vero piacere che pubblichiamo la magistrale risposta-analisi alla dichiarazione di Vito Riggio, trasmessaci dall’associazione “Voluntas Siculorum”, che scrive al presidente della holding:

“Gentile Dott. Panchavaktra, lei è venuto sin dal suo lontano paese per sponsorizzare il suo progetto imprenditoriale, ma prima di partire, anzi appena si è fatto venire in mente l’idea di un hub transcontinentale in Sicilia, e in particolare nel messinese, avrebbe dovuto studiare un po’ di storia della Sicilia (non però dai libri italiani).

I due nostri paesi – il suo, l’India, e il mio, la Sicilia – hanno vissuto delle vicende per certi versi similari. Entrambi hanno una storia e una cultura plurimillenaria, ma negli ultimi secoli hanno subito la colonizzazione straniera: voi quella inglese, e noi – dopo una breve parentesi borbonica che però ha cancellato giuridicamente il nostro Stato – quella politico-economico-culturale italiana (in realtà non esiste una nazione italiana; mi sto riferendo, dunque, alla parte settentrionale dell’attuale Stato italiano).

Entrambi abbiamo lottato per liberarci da chi ci succhiava il sangue dalle vene, e lo abbiamo fatto anche nello stesso periodo, cioè durante la seconda guerra mondiale. Qui, però, le somiglianze storiche dei nostri due paesi terminano. Mentre voi siete riusciti ad ottenere l’indipendenza nel 1947, a noi, invece, è mancato il guizzo finale, riuscendo ad ottenere, nel 1946, solamente uno statuto di autonomia, concesso per giunta in malafede proprio per stroncare le spinte indipendentistiche che agitavano all’epoca, come tante altre volte in passato, l’intera Sicilia. Uno statuto nato con quelle premesse non poteva avere fortuna, e difatti si è rivelato deleterio per noi.

Se avesse studiato la storia si sarebbe risparmiato tempo e denaro perché avrebbe capito da sé che non è permesso investire in una colonia. Ma anche senza studiare, qualche dubbio che qualcosa non andava se lo sarebbe dovuto porre. Noi siamo la più grande isola del Mediterraneo – luogo di scambi per antonomasia – e siamo posti al suo centro geografico. Non le suona strano il fatto che fino ad oggi nessuno abbia realizzato quello che a lei è venuto in mente?

Anche i cinesi avevano avuto un’idea simile alla sua da realizzare però in provincia di Enna, ma in quel caso, a bloccare tutto, oltre ai nostri colonizzatori italiani, si sono aggiunti anche quelli statunitensi per questioni geopolitiche internazionali.

Se fossimo stati uno Stato indipendente, gentile Dott. Panchavaktra, l’hub transcontinentale ce lo saremmo costruiti da soli, tanti anni fa, e non solo per gli scambi con l’Oriente. E lo avremmo fatto pure con soldi pubblici perché le grandi infrastrutture, specie di questo tipo, sono strategiche per uno Stato. Invece, essendo la Sicilia una colonia dello Stato italiano (cioè del nord), deve sperare in un privato e anche straniero. Sia ben inteso, è il benvenuto chiunque possa e voglia aiutare questa nostra martoriata terra.

Mentre il presidente dell’Enac, Vito Riggio (anagraficamente siciliano ma che fa gli interessi italiani, un po’ come quegli indiani che lavoravano per gli inglesi), per la seconda volta, con fare stizzito, si è affrettato a bocciare il suo progetto – sostenendo che la Sicilia non ha bisogno di un altro aeroporto in quanto le nostre esigenze sono più che soddisfatte da quelli esistenti (affermazione che avrebbe fatto perdere la calma anche al suo illustre connazionale Gandhi), e che il territorio non sarebbe in grado di sostenerlo – i nostri colonizzatori, l’hub, con i soldi pubblici (e quindi anche quelli dei colonizzati siciliani), se lo sono fatti a Malpensa, in Lombardia. Hanno speso – e continuano a farlo – un sacco di soldi per fare un’opera che già in fase di concepimento si riteneva inutile e senza una logica economica, e infatti è attanagliata da continui problemi di sostenibilità finanziaria.

Nell’area dove lei, gentile Dott. Panchavaktra, vuole realizzare la sua infrastruttura, avrà sicuramente notato la presenza di una raffineria. Ecco, quello è uno dei tanti simboli della colonizzazione italiana in Sicilia, che va ad aggiungersi a ferrovie ad un solo binario e spesso non elettrificate, a strade di epoca ottocentesca e forse pure più antiche, autostrade pericolosissime, etc. etc.

Quella raffineria, così come le altre presenti in Sicilia, sono state realizzate dai nostri colonizzatori per poter usufruire di greggio gratuitamente. Per realizzare quella di Milazzo, con la scusa del progresso e dei posti di lavoro (qualche centinaio e spesso offerti a non siciliani), è stata distrutta l’agricoltura praticata nella piana milazzese e che esportava grandi quantità di ortaggi (e quella sì che creava economia locale!). Come se non bastasse quell’impianto ha creato non pochi problemi di salute agli abitanti della zona. Ma la cosa bella sa qual è? È che essa è stata realizzata preferendola alla costruzione di un aeroporto.

Credo di essermi dilungato troppo. Per concludere, gentile Dott. Panchavaktra, ci spiace ma siamo colonizzati e dunque costretti a declinare la sua offerta. Dovremmo dispiacerci maggiormente però per la nostra condizione, e quella in cui costringiamo i nostri figli, indotti, nella “migliore” delle ipotesi, ad emigrare. Le posso garantire, però, che non è solo colpa nostra. Ci si può ribellare ad una colonizzazione politica, ad una colonizzazione economica – e lo abbiamo fatto tanto volte nella nostra storia – ma di fronte ad una colonizzazione che è anche culturale non vi sono molte possibilità di salvezza.

Questo è quanto mi sentivo di dirle. Con rispetto.

Voluntas Siculorum”

(9475)

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  1. Egregio Dott. Riggio,
    trovo sia davvero poetica la sua risposta, perchè sviare il discorso su libri di storia dei quali abbiamo le case piene? è facile puntare il dito contro chi ha scelto per noi in passato, quando oggi non si ha il “coraggio” di scommettere sull’unica carta che ci rimane e di assumerci per una volta una responsabilità. Non sono d’accordo o più che altro non mi bevo il fatto che in Sicilia ci sono già abbastanza aeroporti, se non si inizia da queste opere come si può crescere? È globalmente consolidato che abbiamo 2 cose in quest’isola che gli altri stati ci invidiano, LUOGHI e PRODOTTI unici, peculiarità che non molti hanno la fortuna di avere. Esportazioni e turismo, qual è il rovescio della medaglia? Economia semplice che non tutti hanno la fortuna di poter attuare. Qui si sta decidendo di afossare ulteriormente una regione, una città, che ha un margine di crescita e un portafoglio pieno di opportunità enormi, meglio dell’aeroporto non si può realizzare nulla e allora mi chiedo, voi chi siete per dire no a questo? per dire no a investimenti esteri (seri) nella nostra terra?
    Fate decidere ai cittadini, fate decidere agli investitori se realizzare o meno un sogno a Messina. Perchè dire no ad un aeroporto per una città di 270000 abitanti?
    Cordialmente
    Un ragazzo che vuole veder crescere il sud

  2. Fin quando la nostra bella isola sarà governata da persone che stanno lì solo per un tornaconto personale , non cambierà mai nulla…
    Siamo senza strade ,con una rete ferroviaria che risale a cinquanta anni fa ,ci offrono una opportunità ,sicuramente con dei vicoli ma comunque con la creazione di posti di lavoro la rifiutiamo pure dove vogliamo andare …….avanti così che faremo molta strada!!!!

    1. trovo limitativo parlare solo di colonizzazione da parte statale,potrebbe trattarsi anche data l ingordigia di alcuni corregionali che non vogliono cedere privilegi(aeroporti di Catania ,Palermo e Trapani.)

  3. Caro Riggio secondo me ta ciccari un travagghiu ……….ma serio !!!!

  4. Leggo una miriade di cazzate, ..mi dite quale regione ha la bellezza di quattro Aeroporti di cui due Internazionali ( Catania,,Palermo,Trapani, Comiso) ??? mi sapete dire il vero flusso “giornaliero, di passeggeri della Provincia di Messina , verso Roma o Milano o altro Aeroporto che possano convincere i vari vettori , sopratutto low coast a predisporre voli giornalieri verso queste destinazioni ??? Non siamo ridicoli,stiamo con i piedi per terra, battiamoci per avere strade idonee , rete ferroviaria sufficiente . comunicazioni sufficienti e a prezzi adeguati per il raggiungimento degli Aeroporti esistenti e già in uso, Mi vien che ridere leggere di chi scrive che si affossa una Regione , ma smettiamola con i luoghi comuni sulla nostra terra., ma quale posti di lavoro ??? per qualche anno, poi rimarrebbe una cattedrale nel deserto .

    1. C è poco da ridere Giusto 41 e da giovane mi sono stancato di luoghi comuni e parlo con dati certi, se li vada a studiare lei è il Prof. Riggio prima di dare fiato alla bocca, Catania è uno tra i primi aeroporti pEr affluenza, da Messina all’aereoporto ci vogliono quasi 2 ore di bus(se non ci sono problemi) e 10€ a tratta, abbiamo la capacità di 30000 posti letto in strutture turistiche, molti e troppi messinesi fanno i pendolari o lavorano fuori(nei periodi festivo non sarà facile trovare posto) potrei continuare ma penso che riceverà il messaggio saluti

  5. trovo limitativo parlare solo di colonizzazione da parte statale,potrebbe trattarsi anche data l ingordigia di alcuni corregionali che non vogliono cedere privilegi(aeroporti di Catania ,Palermo e Trapani.)

  6. Rassegnazione! Questa è la malattia del Sud.Un popolo degno di questo appellativo sarebbe già insorto e riappropriato dei propri diritti e libertà. Il nemico del Sud è il Sud. Il Sud con le sue divisioni,diffidenze,gelosie ecc
    che non consentono unità. Basterebbe soltanto un po’ di umiltà

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